Rivedo qualche sequenza di Tototruffa ’62. In uno degli episodi, Totò e Nino Taranto si fingono ambasciatori di un paese africano per far credere al gonzo di turno di avere ereditato un miliardo di lire. << Di Rossi ce ne sono tanti >>, commenta costui. << Eh, ma in Africa ce n'è soltanto uno >>, replica Totò, << tutti gli altri sono neri. Poi ci sono i gialli, ma quelli sono i cosi... come si chiamano... >>, e si rivolge al suo sodale. << I peperoni >>, gli risponde Nino Taranto. << Eh, i peperoni... e a noi i peperoni non ci piacciono >>.
Nonsense allo stato puro. Pare niente, ma il cognome Rossi viene fatto slittare nelle diverse accezioni grammaticali di sostantivo, di aggettivo, declinato via via come colore, razza, ortaggio. Un tuffo carpiato semantico degno del miglior giocoliere della parola che, perdendo logicità, fa perdere senso a tutto il discorso e quindi all’intero contesto. Per un significante non c'è soltanto un significato.
Nella società contemporanea, in cui politici populisti alimentano ad arte equivoci concettuali, ogni assunto si confonde, perde certezza e valore. Non siamo più capaci di discernere, i presupposti sfuggono alla comprensione. Dobbiamo renderci consapevoli di una sconfortante verità: siamo pronti a prendere per buona qualunque fesseria che sembri conservare un barlume di sensatezza. Ma non c'è più nessun Totò a farcelo notare.