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Cosa dice il referendum

Creato il 14 giugno 2011 da Fabio1983
La paura di non raggiungere il quorum era giustificata dall’atavica difficoltà a centrare l’obiettivo. Ma siamo sinceri: stavolta era nell’aria. Anche perché (non c’è bisogno che mi dilunghi in inutili analisi sociopolitiche, a chiunque sarà bastato confrontarsi con qualche amico per capirlo) quello di ieri ed oggi è stato un voto assolutamente trasversale. Un segnale preciso, che assume un significato profondo molto più a destra che a sinistra. Tempo fa Bersani paventò l’ipotesi che, caduto Berlusconi, non necessariamente il berlusconismo sarebbe caduto con lui. Gli italiani – elettori di destra e di sinistra – potrebbero avere sancito altro. Potrebbero avere decretato la fine di un’era, non del presidente del Consiglio. Quest’ultimo potrà dire ancora molto, almeno fintanto che avrà dalla sua la pletora di scherani (che via via stanno diminuendo, però) pronti a giurare fedeltà al leader. Il voto sentimentale di questi due giorni (resto dell’idea che c’è stata molta demagogia attorno ai quattro quesiti) si è così trasformato in un referendum sulla persona, o meglio, su ciò che egli rappresenta, più severo di quello delle amministrative. Ci sono tante questioni ancora in ballo: le reazioni del popolo leghista sul pratone di Pontida e la verifica parlamentare del 22. Da entrambe le situazioni il governo potrebbe uscire illeso. Conta poco, adesso. La spallata c’è stata, non va molto al di là del valore simbolico, ma nasconde un intenso significato umorale. Che poi è quello che fa vincere o perdere le elezioni.

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