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Cosa è il principio attivo Fotocatalitico

Creato il 17 novembre 2010 da Minimoimpatto

Vi postiamo qui due articoli di una nostra amica che possono spiegare meglio le nostre amate pitture fotocatalitiche. Grazie al primo (quello breve) la conoscemmo.  Son passati tre anni e l’interesse comune per l’ambiente ha consolidato l’amicizia tanto che oggi che è una giornalista ambientale, è la nostra ufficio stampa!

PRINCIPIO ATTIVO FOTOCATALITICO (articolo del Luglio 2007)

Probabilmente ai “più” il titolo dell’articolo non dirà molto. Ma basta dare come indizio la sua più famosa applicazione – la Chiesa Dives in Misericordia dell’ Arch. R. Meier- per far intuire di cosa si tratti. Il P.A.F. è l’ecorivestimento che venne pensato proprio per la Chiesa per la quale si chiedeva un calcestruzzo che garantisse nel tempo il colore bianco e brillante dell’opera. I rivestimenti fotocatalitici non si sono rivelati solo autopulenti ma anche antinquinanti: sono a base di biossido di titanio e di altri composti chimici che – attraverso l’azione della luce solare o artificiale- abbattono le sostanze nocive ed inquinanti, ossidandole e trasformandole in composti innocui o assorbendole nella superficie pur non consumando o modificando la materia. Le applicazioni, anche celebri, si sono diffuse in tutto il mondo in strade, piazze, palazzi ed aeroporti. Alle caratteristiche di processo autopulente ed antinquinante si è andata affiancando la scoperta di proprietà antibatteriche del P.A.F. (ad es. contro le muffe) che potrà portare ad un’applicazione non solo sulle superfici esterne ma anche negli interni.

Ed ecco l’art. n. 2 del Novembre 2007

Intervista a  G. Avolivolo. Qualche informazione in più sul Principio Attivo Fotocatalitico

A seguito delle richieste di maggiori informazioni sul PAF, nate da un nostro precedente articolo, abbiamo intervistato Giuseppe Avolivolo, della Global Engineering (GE), che da anni lavora per incentivare l’utilizzo di Ecopitture, Ecorivestimenti ed Idropitture.

Cos è il PrincipioAttivo Fotocatalitico?

La Fotocatalasi è un fenomeno naturale, simile alla fotosintesi clorofilliana, in cui una sostanza detta appunto fotocatalizzatore (Biossido di Titanio) , attraverso l’azione combinata di aria e luce, accelera l’ossidazione naturale degli inquinanti (VOC, NOX, SOX, benzene etc), trasformandoli in agenti inerti (nitrati, carbonati di sodio e calcare).

Come Nasce?

L’idea di utilizzare il biossido di Titanio come fotocatalizzatore venne al Professor Fujishima nel ‘65 che mise in una soluzione acquosa un singolo cristallo di Biossido di Titanio e un pezzetto di Platino metallico in contatto elettrico. Esposti ad una sorgente luminosa notò che entrambi sviluppavano delle bolle di gas. Sull’elettrodo di TiO2 si sviluppava ossigeno, sul Platino si sviluppava Idrogeno.

L’elettrodo di TiO2 si era comportato da fotocatalizzatore scindendo l’acqua in idrogeno e ossigeno.

Quali utilità e impieghi ha?

Società italiane come la GE da anni applicano il principio della Fotocatalisi in materiali che vengono utilizzati in edilizia, come intonaci, pitture (per interno e per esterno), pavimentazioni stradali fotocatalitiche.

Grazie alla fotocatalisi i materiali ecoattivi hanno proprietà:

Antinquinamento:

Trasformano gli inquinanti in Sali minerali e ad essere aggredito non è solo l’inquinamento all’esterno ma anche quello indoor. E come ricorda il Prof. Allegrini del CNR, un metro quadrato di superficie attiva rimuove il 90% di inquinanti contenuto in 80m cubi di aria in appena un’ ora!

Antisporcamento:

Le superfici restano pulite nel tempo e non vengono intaccate da sostanze sporcanti.

Antibatterico:

Numerosi test evidenziano attività antibatterica nei confronti di muffe e funghi. Inoltre i materiali fotocatalitici non sono attaccabili da batteri come Candida e Stafilococco.

Si tratta di una potenza depurativa molto significativa. I prodotti Ecoattivi di GE sono stati certificati e riconosciuti da diversi enti: CNR, ARPA, UNIVERSITA’ LA SAPIENZA, U. DI URBINO, LA SORBONA, POLITECNICO DI MILANO, UNESCO, LEGAMBIENTE, MIN. DELL’AMBIENTE.

Che utilizzo se ne ha in Italia e all’estero?

Nel corso degli ultimi 10 anni l’Interesse intorno alla fotocatalisi è cresciuto in maniera esponenziale.  Ma è limitato se confrontato con realtà estere.

L’Interesse e la sperimentazione è maggiore al Nord. Applicazioni sono state fatte con successo a Rho (il nuovo Polo fieristico) a Milano (tunnel di Via Porpora) a Bolzano, Segrate ecc.

Ricordo inoltre che i prodotti rientrano perfettamente nelle linee guida dettate dall’ UE e dall’Italia per la riduzione dei livelli di azoto nell’aria.

Il Giappone è il paese dove la fotocatalisi è maggiormente sviluppata con un mercato che si aggira intorno ai 10 miliardi di dollari.

Londra, Shanghai, San Francisco, Melbourne e Miami sono alcune città che stanno adottando i materiali in via generalizzata. Le pavimentazioni fotocatalitiche sono presenti nei capitolati delle reti autostradali australiane o cinesi ormai da tempo.

I costi di quanto sono superiori rispetto alle altre pitture rivestimenti?

La fotocatalisi è definita una tecnologia a basso costo. La linea delle pitture infatti ha lo stesso costo di una pittura di buona marca o qualità. Questo permetterebbe un rapido inserimento all’interno di capitolati o progetti già avviati in quanto non modificano in nessun modo l’economicità del progetto.

Le pavimentazioni hanno un costo diverso ma concorrenziale, in considerazione anche di prestazioni diverse: miglior grip, maggiore durata nel tempo, minori interventi manutentivi.

Allora perché in Italia è ancora così poco diffuso? è solo scetticismo o ci sono dei “contro”?

Certo lo scetticismo iniziale è stato considerevole. Ma non solo. Alcuni amministratori confondevano fotocatalitico per fotovoltaico, oppure la risposta più comune di alcuni responsabili tecnici delle amministrazioni, quando proponevo loro pavimentazioni fotocatalitiche, era che a loro l’asfalto piaceva nero perché si vedeva che era appena stato rifatto.

Oggi invece c’è più interesse e sensibilità. Alcune amministrazioni stanno adottando i materiali in via generalizzata e in alcuni municipi di Roma si stanno facendo sperimentazioni e monitoraggi. La regione Lazio ha messo a disposizione dei Fondi per l’utilizzo dei materiali. Con il Dipartimento Lavori Pubblici stiamo organizzando dei seminari per portare i tecnici a conoscenza di questa tecnologia.


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