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Cosa è Successo ad Aìsara? E Cosa ne Sarà di Zagreb?

Da Arturo Robertazzi - @artnite @ArtNite

Cosa è Successo ad Aìsara? E Cosa ne Sarà di Zagreb?

Aìsara è la casa editrice che ha pubblicato Zagreb, il mio primo romanzo. Seria, onesta, piccola e indipendente, Aìsara è stata per me la prima esperienza con una casa editrice, con l’editing e con la pubblicazione di un romanzo. Con le ragazze della redazione ho avuto l’opportunità di imparare tanto e di fare un passo verso la realizzazione, mai completa, del mio essere scrittore. Grazie a loro ho avuto la possibilità di conoscere autori eccezionali, anche di calibro internazionale, e di far parte di un gruppo di persone che la letteratura la ama e prova a farla. Aìsara è però in brutte acque, ecco cosa sta succedendo.

Aìsara chiude?

A gennaio Aìsara manda una email ufficiale a tutti i suoi contatti per comunicare il licenziamento della redazione. Le ragazze Aìsara scrivono semplicemente che: “con la fine dell’anno si è conclusa la nostra esperienza presso la casa editrice Aìsara“.

Con tre righe si dichiara chiusa un’esperienza non eccezionale, evidentemente, dal punto di vista commerciale, ma unica dal punta di vista editoriale.

Francesca Casula, tra le redattrici di Aìsara, mi ha scritto in uno scambio di email:

Non vale se ti rispondo “è la crisi”, vero? Eppure è quasi così semplice, matematico: nonostante facessimo “libri straordinari, curati nei minimi dettagli, con delle copertine bellissime” (cito le recensioni, ma soprattutto i commenti dei nostri lettori), questo non ha reso abbastanza perché la casa editrice potesse stare in piedi, cioè continuare a pagare le persone che quei libri li facevano: noi.

Quando le ho chiesto quali siano le difficoltà di una piccola casa editrice italiana, ha poi risposto:

Non credo sia un problema tutto italiano, ma non conosco abbastanza altri mercati editoriali da poter fare un confronto serio. La difficoltà è quella di farsi notare, nella marea di libri che si pubblicano: farsi notare dai librai, dai critici, e quindi dai lettori. Mi dispiace che tutte le persone di queste tre categorie che hanno voluto manifestarci il loro dispiacere per questo sogno che si è infranto non siano arrivate in tempo per evitare che si infrangesse. Non era inevitabile: se ogni autore che ci ha mandato il suo manoscritto fosse stato anche un acquirente dei nostri volumi; se ogni giornalista che ci ha fatto i complimenti per il nostro lavoro li avesse fatti davanti a un pubblico, e non solo al nostro orecchio; se ci fossero stati un po’ più di lettori e librai curiosi, meno distratti dal quotidiano assalto di novità… Ma coi se non si pagano i redattori, i traduttori, la tipografia

Aìsara aveva grandi progetti: pubblicare autori italiani inediti e rendere noti autori stranieri già affermati nei loro Paesi. Penso a Pablo d’Ors, definito come il nuovo Kundera dalla stampa spagnola, a Régis de Sá Moreira, il suo Libraio un piccolo caso editoriale in Italia, e a gli scrittori rumeni Lucian Dan Teodorovici e Dan Lungu.

L’esperienza pare conclusa, anche se dalla casa editrice non è arrivata nessuna comunicazione ufficiale.

Cosa ne sarà di Zagreb?

Vista la situazione complessa, d’accordo con l’editore, il contratto di Zagreb è stato risolto, il binomio Zagreb-Aìsara finito.

Dopo la delusione iniziale, il disorientamento, mi sono rimboccato le maniche. Zagreb è un romanzo giovane, ma è un romanzo forte e resiste. Dalle difficoltà, come spesso accade, sono nate nuove inaspettate opportunità. Per il momento non c’è l’ufficialità, ma sono in arrivo due notizie importanti.

Se una casa editrice muore

Se non dovesse farcela, la chiusura di Aìsara sarebbe una piccola tragedia. Aìsara era, cioè, è una casa editrice onesta, intraprendente, una culla per  gli appassionati di letteratura, una casa editrice, come tante, non solo in Italia, in grosse difficoltà in un mercato in crisi dentro una crisi economica totale.

Questo post è un mio pensiero per una casa editrice che ho amato e che avrà sempre un ruolo nella mia vita di scrittore. I miei auguri vanno alle bravissime ragazze della redazione che, ne sono sicuro, troveranno altre strade nel panorama impervio dell’editoria italiana.

 

 



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