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Cosa fanno i calciatori dopo aver smesso di giocare?

Creato il 17 agosto 2015 da Aplusk

Cosa fanno i calciatori dopo aver smesso di giocare?Non è così banale. Si può pensare che i milioni di euro guadagnati e le auto di lusso parcheggiate in garage permettano a tutti i calciatori di affrontare agevolmente il dopo carriera.
Ci si dimentica facilmente che gli stipendi non sono da capogiro per tutti e che in pochi alla fine rimangono a lavorare nel mondo del calcio: il 61,4% di loro, dopo aver smesso di giocare, non opera a nessun livello nel mondo del calcio. È questo il dato che emerge dalla analisi sul dopo carriera dei calciatori professionisti condotta da Assocalciatori.

È tutto vero quanto si dice, il calciatore ha privilegi che un normale lavoratore può solamente sognare e vanta guadagni che superano agevolmente le cifre degli stipendi medi di noi comuni mortali. Ma questo non significa che non si possa andare incontro a difficoltà, problematiche serie.

E questo per una scarsa preparazione ad affrontare il mondo esterno, quello del lavoro di tutti i giorni, per il quale, la gran parte degli ex calciatori, non ha maturato né competenze né capacità. Colpa loro? Il più delle volte sì, ma non è questo il punto.

In serie A oggi il 51,8% dei giocatori in attività sta già pensando al dopo carriera, in serie B il 44,8% e in Lega Pro il 58,2%; qui gli stipendi scendono vertiginosamente rispetto a quelli dei colleghi delle leghe superiori, ed è normale salga la premura su una sistemazione adeguata per il dopo carriera.

Nonostante tutto, però, solamente il 32,1% si dice molto preoccupato su cosa farà dopo aver smesso di giocare ed è forse questo il problema principe: non si è perfettamente consapevoli delle difficoltà che si incontreranno e non ci si prepara per tempo. Altre percentuali, che fotografano molto bene la situazione; molti calciatori (ben il 75,8%) pensano di rimanere in un modo qualsiasi nel mondo del calcio, e così dare seguito alle conoscenze, competenze e capacità sviluppate nel corso della loro pur breve carriera; vogliono far fruttare quanto raccolto lungo la strada insomma.

Fosse così facile, ma non lo è. Pensate che alla fine solamente il 10% degli ex calciatori professionisti ha lavorato nel calcio professionistico continuativamente nelle ultime 3 stagioni, questo nonostante addirittura i 3/4 di loro abbia acquisito un diploma abilitante nella professione calcistica e il 97,5% (quasi tutti quindi) un diploma di allenatore. Prepararsi per tempo può non bastare, perché la concorrenza è spietata, perché i posti nel settore non sono illimitati, perché magari la chance che può dare una svolta non è stata sfruttata a dovere ed è difficile che ne capiti un'altra.

I dati dimostrano come sia sempre più difficile il reinserimento: " 75 calciatori su 100 pensano di fare l'allenatore al termine della loro carriera professionistica. Le statistiche ci dicono che solo 10 di loro riusciranno a farlo stabilmente (per almeno 3 anni consecutivi). I dati mostrano una preoccupante carenza di alternative al momento della programmazione del proprio post-carriera " è il commento dell'avvocato Fabio G. Poli, segretario generale AIC Onlus.

Tra le professioni più battute nel dopo carriera spiccano imprenditoria, commercio e ristorazione, poi politica e associazionismo, infine un più generico "propensione a cogliere opportunità all'estero"; quali, nello specifico, non è dato sapere.

Ho deciso di tornare su un argomento che ho già trattato in passato, perché la ricerca condotta dall'AIC riporta dati freschi e aggiornati che permettono di fare raffronti interessanti, in particolare con la storia di Sol Campbell - capace di fare una fortuna anche e soprattutto dopo aver appeso gli scarpini al chiodo - tornata negli ultimi giorni a scatenare un certo interesse qui sul blog. Così ho deciso di approfondire nuovamente il tema. Ma quello dell'ex giocatore dell'Arsenal è un caso davvero isolato, la situazione generale è un bel po' diversa.


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