Molte piccole tasse crescono: la grande fantasia dell’esecutivo si esercita con la tenacia e l’ipocrisia di un governo balneare democristiano il cui unico scopo è esistere. Costretti a rinviare Imu e Iva per non dispiacere a Silvio con le sue sventate promesse, incapaci di fare il minimo passo in Europa, sostenuti da un Croato napolitano che non fa ridere come Totò, ma che ne ha la medesima consistenza politica, Letta e Saccomanni hanno sventagliato la solita raffica di piccole tasse, dai bolli, al caffè, alla benzina, nella speranza che gli italiani non se ne accorgano.
Ma nel portare avanti il gioco di destrezza, sono incorsi in un incidente di percorso: nel tentativo di far risalire le entrate da tabacco colpite dall’impoverimento generale, ma anche dal passaggio alle sigarette elettroniche, hanno fatto la bella pensata di portare la tassazione di queste ultime quasi al 59%, svelando la logica del gioco. Così questi solleciti killer del buon senso rischiano di far andare all’aria una filiera appena nata, ma che già ha al suo attivo parecchie aziende, 2000 punti vendita e circa due milioni di clienti che tentano si smettere di fumare o che hanno trovato un sostituto del fumo nella sigaretta elettronica. Il rialzo sconsiderato della tassazione suona infatti come una campana a morto per un’attività economica che potrebbe occupare stabilmente più persone dei 23 mila posti precari del tanto vantato “piano giovani”.
Il fatto è che quando in nome del mercato si sottraggono diritti e si impoveriscono milioni di persone questi signori, sempre più morti viventi, non esitano un attimo a stendere tappeti rossi di fronte a qualunque diktat, anche il più assurdo e reazionario, ma quando il mercato stesso rischia di apportare un beneficio, immediatamente lo contrastano e lo deprimono dimostrando di vivere in un mondo rovesciato. Il fatto poi che le sigarette elettroniche siano assai meno nocive di quelle vere, come dimostrato dalle molte ricerche portate avanti nonostante gli ostacoli frapposti dalle multinazionali del tabacco e che dunque in prospettiva potrebbero portare molti benefici economici in campo sanitario, non sfiora il loro pensiero: meglio un uovo oggi se li mantiene al potere che una gallina domani se di questo potranno beneficiare non soltanto gli oligarchi, ma tutti. Il fatto poi di barattare la salute per sostenere le entrate fa parte della “ragion di stato”, della necessità, ma soprattutto del cinismo che è ormai un sostituto dell’intelligenza, il nastro una primitiva macchina di Turing con i suoi algoritmi di iniquità.
O forse, semplicemente fumano altro.