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Cosa ho imparato da questo viaggio

Creato il 27 maggio 2011 da Guidoeug @EugenioGuidotti

Vienna, Austria, 26 mag 2011, giorno 136, ore 06:26

Sulla barca per Helsinki, di ritorno da Stoccolma, ho incontrato un ragazzo finlandese. Un viaggiatore, come me. Parlando dei nostri viaggi ad un certo punto lui mi ha fatto una domanda: “Cosa hai imparato da questo viaggio?”. Lì per lì non ho saputo rispondere, ho farfugliato delle banalità e ho cambiato argomento. Dalla mia devo dire che comprimere cinque mesi di viaggio in un breve discorso fatto ad un semi sconosciuto non è affatto facile. Eppure quella domanda, nella sua semplicità, è rimasta, irrisolta e inserita in uno dei meandri della mia mente. Che cosa ho impatato da questo viaggio? Ci sono volute alcune settimane, ma adesso ho una risposta:

Ho imparato che per comunicare non serve sapere la lingua: a volte basta un sorriso o uno sguardo e si capisce tutto.

Ho imparato che le stelle, anche se sono diverse, sono sempre bellissime in qualunque cielo risplendano.

Ho imparato che da solo sto bene, ma che non potrei vivere tutta una vita senza i miei amici.

Ho imparato che l’amore, se è vero ed è dentro di te, te lo porti dietro ovunque tu vada.

Ho imparato che la famiglia c’è sempre, qualunque cosa tu faccia, anche se a volte non è pienamente condivisa.

Ho imparato che gli uomini provano una grande soddisfazione nel costruire cose belle.

Ho imparato che il migliore amico del viaggiatore è lo sconosciuto che incontra per caso. Oppure l’aeroporto.

Ho imparato che i visti sono un’enorme perdita di tempo; a tutte le età e in tutte le situazioni.

Ho imparato che i treni sono il mezzo di trasporto più fantastico che sia mai stato inventato, sono il luogo migliore per conoscere un popolo e che più bassa è la classse, più cose si imparano.

Ho imparato che le cose più belle, quelle che veramente rimangono dentro, sono le più semplici e sempre coinvolgono altre persone.

Ho imparato che senza ombra di dubbio la musica è una delle migliori conquiste umane, una compagna indispensabile per il viaggiatore, e che i Pearl Jam sono la migliore band della storia. Poi c’è De Andrè.

Ho imparato che spesso non c’è bisogno di complicarsi la vita: basta chiedere.

Ho imparato che a volte le cose si sistemano da sole ed invece altre volte, per quanto ci si sforzi, non vanno a posto mai. Ma sempre bisogna guardare al risultato finale.

Ho imparato, più seriamente, semplicemente che sono fortunato. Sebbene il mio Paese stia attraversando un periodo buio, devo dire che la mia oscurità è molto più luminosa di tante altre realtà che ho incontrato. Ho imparato che in qualunque parte del mondo ci si rechi, gli uomini fanno quello che possono, quello che gli è permesso per essere felici. C’è chi è felice per un iPhone, chi per un vestito, chi ad andare in piazza a vedere che aria tira e chi perchè ha qualcosa da mangiare e un tetto al caldo per passare la notte. C’è chi sogna un lavoro, chi un un governo e c’è chi il governo ce l’ha in esilio e hai migliaia di fratelli uccisi o incarcerati. E chissà quanto altri sogni ci sono là fuori che io non ho visto, che non ho immaginato, ma ci sono, sono là, sono come i miei anche se sono diversi. Perchè così è il mondo e gli uomini che lo abitano, uguali a me seppur diversi.

Qualcuno potrebbe obiettare che non era necessario fare tanta strada per arrivare a questa semplice conclusione. Sarebbe bastato un libro e un po’ di buon senso. A quelle persone vorrei dire due cose: primo, che le cose viste con gli occhi hanno un altro sapore, che sono più vere, che a volte i libri sbagliano e che comunque sono un punto di vista, e io amo guardare le cose da dibverse prospettive. Secondo, che essendo la vita unica e irripetibile, tanto vale fare qualcosa per renderla straordinaria. E viaggiare è il modo che io conosco. Ci sarebbero tante altre cose ancora, dettagli, ma preferisco serbarle per me. Inoltre le cose semplici spesso si rivelno le migliori.

Ho imparato, in ultimo, che la felicità è reale solo se è condivisa. Non sono il primo a giungere a questa conclusione, anche se io ci sono arrivato per una strada diversa, la mia. E questa è la lezione più importante di tutte.



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