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Cosa non fare a Trieste

Creato il 04 luglio 2014 da Giovy

Cosa Non fare a Trieste

Trieste - Foto di Paolo Maiolin


Oggi sul blog si torna a parlare dei famosi "Non Fare" e lo si fa con una città davvero senza pari: Trieste.
Io non sono esperta di questa splendida città dall'aria Mitteleuropea e quindi ho chiesto aiuto ad una delle persone che ha esplorato la Polonia nei miei stessi giorni: Paolo Maiolin, detto anche l'Ovunquista.
Lui è friuliano e si è trasferito a lì per studiare.
Quali saranno i suoi consigli su cosa non fare a Trieste?
Nell'old wild east italiano sorge una città a molti sconosciuta, Trieste.
Si tratta della città meno italiana d'Italia posizionata proprio dove le tre culture europee principali, quella germanica, quella latina e quella slava, si incontrano (o si scontrano?). Attraverso questo elenco di cose da non fare vi suggerirò comunque cosa fare perchè qui a Trieste ci piace vedere sempre il lato positivo!
Non confondete Trento e Trieste e nemmeno il Friuli con la Venezia Giulia.
Siete seduti? Sto per darvi una notizia molto forte. Trento e Trieste, così vicine nell’ideale comune, sono in realtà parecchio distanti tra loro. Le separano circa 300 km, 4 ore e 10 minuti di treno (se siete fortunati), un cambio e 37, 65 euro. Appurato che Trieste non si trova vicino a Trento è necessario chiarire anche che non si trova nemmeno in Friuli! Non parlate per nessun motivo di Friuli a Trieste, non è opportuno. E’ come se diceste che Rimini si trova in Emilia, anzi molto peggio. Trieste si trova in Venezia Giulia e gli abitanti della Venezia Giulia sono chiamati giuliani. A Trieste si parla il Triestino che è un dialetto della lingua veneta, in Friuli il Friulano che è invece una lingua romanza.
Non limitatevi al classico tour Piazza Unità - Castello e Cattedrale di San Giusto - Castello di Miramare
A Trieste c'è molto di più! Gli amanti della natura non possono perdersi la Val Rosandra che si può anche attraversare in bicicletta grazie ad una pista ciclabile ricavata su un vecchio tracciato ferroviario.
Gli appassionati d'arte dovrebbero fare una visita al Museo d'Arte Orientale e al Museo Revoltella, la Galleria d'Arte Moderna che ospita opere di, tra gli altri, Carrà, Fontana, Hayez , Pomodoro, Guttuso, De Chirico. Le famiglie con bambini appassionati di scienza non dovrebbero lasciarsi sfuggire una visita all'Immaginario Scientifico di Grignano. Gli amanti di archeologia industriale non possono poi perdersi il Porto Vecchio dove si può anche visitare la Centrale Idrodinamica. Molto interessante anche il Parco di San Giovanni, città nella città, ex manicomio e simbolo della rivoluzione basagliana. Merita una visita anche il Museo Ferroviario che si trova nella dismessa stazione di Campo Marzio. A testimonianza della Trieste della Seconda Guerra Mondiale ci sono poi due siti storicamente e simbolicamente molto importanti: la Foiba di Basovizza e la Risiera di San Sabba. E poi ci sono anche le chiese acattoliche come la Sinagoga, tra le più grandi d'Europa, e i templi ortodossi di San Nicolò e San Spiridione. Spettacolare anche la Grotta Gigante che contiene la sala naturale più grande al mondo: un singolo vano alto 98,5 metri, lungo 167,6 metri e largo 76,3 metri.
Non sbagliate ad ordinare il caffè A Trieste i caffè vengono chiamati in modo diverso che nel resto d'Italia (e del mondo) e spesso il barista triestino, quello DOP, si diverte a disorientare i turisti che chiedono semplicemente "un caffè": "Che caffè ghe fazzo? La vol nero, capo o caffèlatte?". Idem per quelli che chiedono un capuccino: "In tazza grande o picia? O la voleva in bicer?". Si, il barista triestino DOP, parla solo in triestino. Comunque, per non farvi trovare impreparati ecco la tassonomia dei caffè triestini con le sue varianti, amatissime dai locals:

ItaliaTriesteVarianti

Caffè Liscio - EspressoNeroIn b, deca

Caffè MaccchiatoCapuccino, ma tutti abbreviano in "capo"In b, deca

Espresso con una sola goccia di schiumaGocciato o GocciaIn b, deca

CapuccinoCaffèlattedeca

Il caffè triestino per eccellenza è comunque il Capo in B, ovvero il caffè macchiato servito in un bicchierino di vetro. In realtà è un po' più abbondante di un macchiato italiano o di un capo ma comunque meno abbondante di quello che molti chiamano macchiatone. Inizialmente vi confonderete, vi sembrerà complicato, ma vedrete che, con un po' di esperienza, ordinare un nero-in-b-deka-non-troppo-bollente-con-un-po’-di-latte-freddo-a-parte sarà un gioco da ragazzi! Per esercitarvi vi consiglio il Caffè San Marco che, a differenza degli altri caffè storici triestini, è rimasto pressocchè identico dal 1914. Proprio su questi tavolini di marmo hanno bevuto James Joyce, Italo Svevo, Umberto Saba e Claudio Magris! Oggi al suo interno ci trovate anche una libreria e il WiFi gratuito!
Non mangiate la Pizza, le lasagne o in una catena di fast food Spesso mi capita di incontrare turisti che mi chiedono di indicargli dove si trovano McDonald's o Burger King. Io faccio finta di non sapere. La cucina locale è un crogiolo di sapori. Qui i sapori dell'Adriatico si fondono a quelli della mitteleuropa ed a quelli balcanici, andare a mangiare la pizza (se siete italiani) o peggio, un cheesburger, sarebbe un delitto! Se siete di fretta provate uno dei tanti locali denominati "Buffet", antesignani dei fastfood, offrono cibo locale locale e ottimi panini. Vi assicuro che un buon panino con il tipico prosciutto cotto tagliato a mano, senape e kren è molto meglio di un Big Mac! Il più famoso, recensito anche dal New York Times, è il Buffet da Pepi ottimo per i panini ma un po' costosetto per pasti più complessi.
Non pensate di muovervi in auto A Trieste ci sono le discese ardite e le risalite, le curve strette, i sensi unici, le zone pedonalizzate e soprattutto ci sono pochi parcheggi. Perciò un buon consiglio è quello di arrivare in treno oppure quello di trovare un hotel con parcheggio e dimenticarvi l'auto. In centro città ci si muove comodamente a piedi e comunque la rete di autobus è abbastanza capillare.
Non andate al castello di Miramare in autobus d'estate Il Castello di Miramare si trova a circa 8 km dal centro città, di questi otto chilometri circa quattro sono occupati dal lungomare di Barcola, la frequentatissima spiaggia-non spiaggia (vedere punto successivo) dei triestini. Per questo motivo le linee di autobus che passano di qui sono oltremodo affollate. Anche scomodare l'auto potrebbe non essere la scelta migliore visto il traffico e la scarsità di parcheggi di Miramare. Le opzioni rimanenti sono dunque tre: il taxi, la barca, il treno. Con la motonave di Trieste Trasporti potrete raggiungere Grignano dal Molo Bersaglieri (centro città) in una ventina di minuti e accedere da qui al Parco di Miramare inoltre così facendo potrete anche vedere Trieste e parte del golfo dal mare, ne vale la pena. Con il treno invece, in nove minuti, potrete raggiungere la pittoresca stazione ferroviaria di Miramare dalla quale si accede direttamente al parco.
Non assecondate l'equazione mare = spiaggia A Trieste c'è il mare, un bellissimo mare. Ma non è un mare per turisti. Niente spiagge. Le opzioni principali sono i bagni cittadini (si, si chiamano proprio bagni. Andare al mare si dice "andare al bagno") oppure il lungomare di Barcola, una spiaggia di cemento (o un marciapiede) lunga circa 4 chilometri che va dal quartiere di Barcola al Castello di Miramare. E' talmente affollata che tra luglio e agosto spesso è difficile trovare un posto per distendere l'asciugamano! I bagni cittadini invece sono due, l'Ausonia e il Lanterna. I due stabilimenti balneari non sono molto amati dai turisti anche perchè si trovano proprio di fianco al porto e il panorama non è dei migliori. Il bagno "Alla Lanterna", chiamato Pedocin dai triestini, ha la bizzarra particolarità di essere diviso in due da un muro. Da una parte le donne e i bambini, dall'altra gli uomini!
Non sottovalutate la Bora ma non temetela troppo La Bora è un vento di caduta che soffia da nordest. Vabbè, vento. No. Se non avete mai avuto rapporti con la Bora non potete etichettarla banalmente come vento. La Bora fa cadere i motorini, i cornicioni, le signore anziane e i turisti sprovveduti. Capita che le raffiche raggiungano i 140/150 chilometri orari, più di molti uragani! Morale della favola? Portatevi sempre una sciarpetta ed una giacca a vento anche se venite il 5 agosto e all'ombrello preferite un poncho impermeabile!
Non rimandate alla domenica la passeggiata in centro e lo shopping Purtroppo molti negozi la domenica sono chiusi e così anche molti bar e ristoranti, soprattutto quelli di pesce. Insomma diciamo che potreste trovare il centro città un po' deserto e, anche se non volevate fare shopping, potrebbe risultare vagamente triste. Questa è quindi una buona occasione per visitare i musei oppure per immergersi nella natura del Carso e magari pranzare in un'Osmiza!
Cos' è un'Osmiza? Si tratta di un luogo dove si vendono e si consumano prevalentemente i prodotti tipici del carso (vini, insaccati, formaggi, olive e dolci) direttamente nei locali e nella cantine dei contadini che li producono. Già un'ordinanza di Carlo Magno concedeva a tutti i produttori dell'Impero il diritto di vendere direttamente il loro vino segnalando tale attività con l'esposizione di una frasca, frasca che ancora oggi viene appesa per indicare la presenza di un'Osmiza ai potenziali avventori. Nel tempo comunque la tecnologia ha fatto passi da gigante ed oggi il modo più pratico per trovare un'Osmiza aperta è comunque quello di visitare il sito http://www.osmize.com/.
Non offendetevi e non perdete la pazienza.Nonostante negli ultimi anni si siano fatti passi da gigante una delle caratteristiche dell'esercente triestino, come direbbe Umberto Saba, è la sua scontrosa grazia. Non è maleducazione o sgarbataggine eh, direi più una divertente assenza di formalismo. In pratica il negoziante triestino dice quello che tutti gli altri pensano ma tacciono, il tutto condito spesso da una pungente e spesso cinica ironia. Esempio: "Mi scusi, avrebbe questa maglietta in nero? Anzi no, mi scusi, quest'altra! E questa ce l'ha anche rossa?" "La vol saver i colori de tutto el campionario!?" (Vuole sapere i colori di tutto il campionario?) Se incappate in queste risposte non abbiate paura di rispondere a tono, verrete apprezzati. Magari ci scappa pure uno sconto! Questa particolare variante del savoir faire è insita nella maggioranza dei triestini e si può riassumere col termine "ranzido". Ranzido è anche il triestino che, quando gli chiederete l'ora in Piazza Unità vi indicherà l'orologio situato sul palazzo del municipio e vi chiederà "la ghe servi un par de ociai!?" (Le servono forse gli occhiali?). Ultimo punto: Non fate di tutta l'erba un fascio e fatevi una risata!

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