Magazine Cinema
La trama (con parole mie): Roberto, un metodico e solitario ferramenta di Buenos Aires che vive nel ricordo della madre morta e colleziona notizie ai limiti dell'assurdo ritagliate dalle cronache dei giornali incontra per caso Jun, un giovane immigrato cinese giunto in Argentina dopo la morte grottesca della sua fidanzata - schiacciata da una mucca precipitata dal cielo - alla ricerca dello zio, finendo per vedere la sua routine stravolta da questo nuovo ingresso nella sua vita.Tra i due nascerà una gestuale amicizia in grado di lasciare un segno profondo nelle scelte e nel futuro di entrambi, passato attraverso un poliziotto di dubbia morale, un amore negato ed un futuro in un Paese di cui non si conosce nulla, neppure la lingua.
Ringrazio il Cinema che a volte, sulla strada lastricata di tamarrate, visioni che passano e vanno e film d'autore più o meno validi, si permetta a noi pellegrini della settima arte di incrociare il cammino con pellicole come questa.
Cosa piove dal cielo?, vincitore all'ultimo Festival di Roma, è uno di quei film che potrebbe apparire - e io stesso quasi ci cascai, ai tempi delle anticipazioni sulle uscite in collaborazione con il Cannibale - come radical chic estremo da saletta d'essai e che, al contrario, risulta pienamente pane e salame, nonchè onesto, diretto e confortante come una coperta di Linus trasformata in fotogrammi: la vicenda di Roberto e Jun, ambientata in una Buenos Aires fattasi piccola piccola, e giocata tutta sulla semplicità del microscopico malgrado i suoi orizzonti si allarghino all'universalità del macroscopico, risulta essere una delle più appassionanti storie di amicizia che gli ultimi mesi abbiano offerto agli schermi di casa Ford, ironica e leggera quanto profondamente drammatica nell'analizzare due delle più importanti tematiche della società attuale, l'immigrazione e la solitudine.
La prima, trasmessa all'audience dal giovane Jun, esule in terra straniera, incapace di parlare una sola parola di spagnolo, sfrutta il lato comico e grottesco dell'incomunicabilità per raccontarne il dramma, senza mai cedere un istante alla facile retorica legata al sociale e all'alternativismo di prendere a priori le parti di qualcuno che non si prenderebbe, nella realtà, mai sotto il proprio tetto.
Esattamente il contrario di quello che fa Roberto, che ha vissuto tutta la vita onorando una madre che non ha mai conosciuto spinto dal senso di colpa legato alla perdita del padre - ottimo il flashback che rivelerà la sua storia -, e proprio come lui spegne la luce ogni sera alle ventitre in punto, senza sgarrare di un solo secondo.
Roberto che ha origini italiane, e da una pagina de L'Unità ha iniziato la sua raccolta di storie assurde, quasi una prova che l'esistenza non sia altro se non una burla del Destino rispetto alla quale siamo tutti pedine sacrificabili.
Eppure, nonostante questo, lui continua a lottare: lotta nel mandare dove meritano - affanculo - clienti poco sopportabili e fornitori furbetti del suo negozio di ferramenta, nell'accogliere Jun a casa sua, e con l'ospite quella nobiltà d'animo che tanto gli decanta la spasimante Mari, nel colpire un poliziotto limitato e prepotente dove fa più male, nell'accettare che la stessa Mari continuerà ad amarlo proprio per l'uomo che è, e non per quello che potrebbe essere.
Il lavoro di Borensztein e la genuina, straordinaria umanità dei suoi protagonisti rende Cosa piove dal cielo? un film "contro" efficace come raramente se ne riescono a trovare, portatore di quella forza di cui noi che come Roberto e Jun viviamo negli angoli nascosti delle grandi città - e dell'esistenza - avremmo bisogno ogni giorno per fronteggiare l'isolamento e la solitudine, l'incomprensione dei Poteri e quella della burocrazia - esemplare la sequenza della disavventura di Roberto all'Ambasciata cinese -.
Il tutto portando la settima arte ad una dimensione più umana, lenta e "piccola" anche se solo nelle apparenze, perchè in grado, nei "porca puttana" di questo eroico ferramenta e nei silenziosi disegni del suo timido apprendista, di affrontare le domande che neppure il Cinema "alto" osa fronteggiare senza alcun trucco, divenendo così a tutti gli effetti una sorta di nuovi Don Chisciotte e Sancho Panza del grande schermo.
Avercene, di combattenti così.
Rudi, solitari e nobili.
Fragili, spauriti e indifesi.
Ognuno con una sensibilità che completa quella dell'altro.
Avercene, e soprattutto, trovare il nostro ideale, che sia dall'una o dall'altra parte.
Così sapremmo scovare sempre il coraggio di portare fino in fondo ogni nostra piccola rivoluzione.
MrFord
"Don't know what's comin' tomorrow,
maybe it's trouble and sorrow;
but we'll travel the road, sharin' our load,
side by side."Ray Charles - "Side by side" -
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