L’unica cosa che mi va di fare oggi è tenere d’occhio quegli uccelli fuori dalla finestra.
Ho staccato il telefono così i miei cari non possono allungare le mani su di me.
Ho detto loro che il pozzo s’è prosciugato.
Ma da quell’orecchio non ci sentono. Continuano a provarci lo stesso.
Ora non ce la faccio proprio più a sentire della macchina che ha sbiellato un’altra volta.
O della roulotte che credevo d’aver già pagato messa sotto sequestro.
A tutti la fortuna è andata a picco. L’unica cosa che chiedo io è che mi lascino restare seduto
qui ancora un poco. A curarmi il morso che Keeper, il cane pastore, m’ha dato ieri sera.
E a osservare quegli uccelli, che non chiedono un bel niente, tranne un po’ di sole.
Tra qualche istante mi toccherà riattaccare il telefono e cercare di distinguere la ragione dal torto. Fino ad allora
una dozzina di uccellini, non più grandi di una tazza di tè, se ne stanno appollaiati sui rami fuori la finestra.
D’un tratto smettono di cantare e girano la testa.
E’ chiaro che hanno sentito qualcosa.
E si tuffano in volo.