Cosa prevede il patto di stabilità?

Creato il 20 ottobre 2013 da Stivalepensante @StivalePensante
Posted by Agostino Nicolò  20 ottobre 2013  

Il 15 ottobre è stata varata dal Consiglio dei Ministri la nuova legge di stabilità per il triennio 2014-2016, ora passata al vaglio del Parlamento.

Il Premier italiano, Enrico Letta, e il ministro dell’Economia, Saccomanni (flickr.com)

Questa legge tanto discussa, che ha creato non poco scalpore nel mondo istituzionale italiano, come lo le voci sulle dimissioni del vice-ministro dell’Economia, Fassina, poi rientrate, sarà approvata, in definitiva, entro il 31 dicembre. Si prospettano settimane difficili per il Governo Letta. Ma cosa prevederà la nuova “finanziaria”?
Anche se qualche giorno fa erano uscite alcune indiscrezioni, il Consiglio dei Ministri ha varato la legge, sorprendendo i media su alcune decisioni: i tagli alla sanità, ipotizzati il 14 ottobre, infatti non ci sono. Oltre alla razionalizzazione della spesa, il Consiglio dei ministri ha previsto meccanismi per alcuni sgravi fiscali, ma anche l’introduzione di alcune nuove imposte. Enrico Letta ha, inoltre, annunciato che le prossime elezioni saranno accorpate in un unico giorno, la domenica, per risparmiare circa un centinaio di milioni di euro.

In primis il governo ha stanziato 11,6 miliardi di euro per il 2014 e 27,3 per il triennio preso in considerazione. La previsione, sui risparmi per la spesa pubblica invece, si aggira intorno ai 8,6 miliardi. Il cuneo fiscale sarà tagliato a partire dal prossimo anno con 2,5 miliardi di euro: i proventi derivanti dalla riduzione dell’Irpef si aggirano intorno al 1,5 miliardi per le fasce medio basse, 40 milioni per la riduzione dell’Irap e 1 miliardo per ridurre i contributi sociali aziendali. Per le imprese saranno previste riduzioni di tasse pari a 5,6 miliardi e di 5 miliardi per i lavoratori. Per trasporti e infrastrutture sono previsti 400 milioni per le Ferrovie, 335 milioni per l’ANAS e 400 milioni di finanziamento per il MOSE, il sistema di paratie per proteggere Venezia dall’acqua alta.

Infografica governativa (flickr.com/palazzochigi)

Per quanto riguarda la spesa della famiglia, invece, la TARES (Tassa Rifiuti e Servizi) e l’IMU (Imposta Municipale Unica) sulle prime case non di lusso sono state sostituite con la TRISE (Tributo sui Servizi), che a sua volta si divide in due parti e cioè la TARI per i rifiuti e la TASI sui cosiddetti “servizi indivisibili”. L’importo della TARI sarà determinato sulla base della superficie delle proprietà come avveniva già per la TARSU, la TASI avrà un’aliquota di partenza pari all’1 per mille con stessa base imponibile dell’IMU. La nuova tassa sulla prima casa porterà ai comuni 3.764 milioni di euro, invece dei 3.331 milioni garantiti dalla vecchia Imu sull’abitazione principale. Gli italiani pagheranno di più, anche se poi saranno i comuni a decidere se alzare o ridurre la tassa in base ai propri bilanci.

Sono stati messia disposizione, poi, 250 milioni di euro per la social card, che potrà essere usata anche dagli immigrati con permesso di soggiorno per lungo periodo. Previsti, anche, 250 milioni di euro per il fondo per i non autosufficienti.

È previsto un “contributo di solidarietà” per gli esodati, che sarà ottenuto attraverso un prelievo (ripetuto per tre anni) del 5 per cento dalle pensioni nella fascia tra i 100mila e i 150mila euro lordi l’anno, del 10 per cento per le pensioni sopra i 150mila euro lordi e del 15 per cento per le pensioni sopra i 200mila euro.

Sono prorogati di un anno, inoltre, gli incentivi per le ristrutturazioni che prevedono un bonus del 65% sulle spese per il risparmio energetico (“ecobonus”) e del 50 per cento per quelle semplici, ma dal 2015 le aliquote scenderanno.

Infografica governativa (flickr.com/palazzochigi)

Il sistema di calcolo del “patto di stabilità” interno degli enti locali, è stato rivisto: quello che devono rispettare i comuni e che è stato spesso criticato dai sindaci per essere rigido al punto da impedire nuovi investimenti. Ai comuni dovrebbero arrivare circa 1,5 miliardi di euro in seguito allo sblocco di diverse risorse. Inoltre, per le fusioni dei comuni, è previsto uno scongelamento del patto di stabilità per tre anni, che possono essere spesi dalla nuova entità locale nata.

Al Piano nazionale per la banda larga sono destinati 20,75 milioni di euro. Alle università, invece, andranno 230 milioni di euro ed è previsto per il 2014 un aggiustamento della spesa per le scuole paritarie con nuove risorse per 220 milioni di euro.

In questo contesto, così complesso, sono stati espressi tanti giudizi, per lo più negativi dai vari settori italiani: dall’industria ai media, dalla politica ai cittadini. Il governo vede questa legge di stabilità come la base portante per la ripartenza e la crescita del Paese. Il candidato favorito alle primarie del Pd, Renzi, invece sembra contrario; gli industriali, con a capo il presidente di Confindustria, Squinzi, ieri da Napoli, ha attaccato Letta e il mondo politico in toto; da ultima, ma non meno importante, è la voce su Fassina, vice-ministro dell’Economia nell’attuale governo, che aveva ipotizzato le sue potenziali dimissioni, che ora sembrano rientrate.

Insomma, ad una crisi economica che continua senza mezzi termini in Italia, si risponde con una manovra finanziaria così tanto discussa.

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