da giovani, appena sposati.
Mia nonna non ha alcun velo, nemmeno un sontuoso abito da sposa bianco pieno di pizzi e merletti e nemmeno un bouquet più grande della sua stessa testa da stringere in mano e mio nonno indossa nulla di elegante, non porta neanche la giacca.
È una foto povera, un po’ scarna, senza colori e con un bilanciamento perfetto tra luce e ombra. Non rappresenta nient’altro che due persone insieme e si capisce che stanno insieme perché si tengono per mano; sui loro volti al tempo ancora giovani –forse troppo- c’è un sorriso genuino, niente di artificiale inventato apposta per fare bella figura davanti a un fotografo pagato fior di quattrini per catturare ore e ore di celebrazione, ma neanche un attimo di affettuosa naturalezza.
Lo sfondo è bianco, forse è una semplice parete di casa e non c’è traccia di torte nuziali a sette piani o di invitati che fanno a gara a chi ha il vestito più bello. Di sicuro non c’è stato alcun cocktail, nessuna cena o pranzo con centinaia di persone e nemmeno un album dei ricordi su cui incollare una dopo l’altra delle foto tutte uguali.
L’unica cosa che resta del giorno della loro unione è questa, una vecchia fotografia che se non fosse per il vetro della cornice in cui è contenuta sarebbe già sbiadita.
Eppure guardavo i miei nonni fin quando ho avuto l’opportunità di averli vivi o lucidi accanto a me, e tutto ciò che non era testimoniato dagli album di nozze e dai vestiti della festa stava nei loro occhi, nelle fedi che ancora tenevano alle dita rugose, senza togliersele mai.
Ho visto l’amore vero tutte le volte che mia nonna si è occupata di mio nonno quando stava male e ne ho avuto la prova definitiva quando mia nonna è morta, perché mio nonno non ha mai smesso di pensarla e da quando lei è andata via è ingrigito più velocemente, come se gli avessero tolto una porzione di ossigeno e faticasse a respirare.
Penso alle loro foto e mi chiedo cosa resterà alle coppie di oggi che pensano al giorno del matrimonio come l’unico che merita di essere ricordato, a cosa faranno quando saranno vecchi e stanchi o meglio, se arriveranno a quel punto insieme.
Che genere di figli metteranno al mondo quelli di questa nuova generazione, che crescono senza conoscere il vero significato delle cose e dei sentimenti.
Mi domando se la purezza che c’era una volta sia stata persa per sempre andando avanti col tempo, mentre i bombardamenti mediatici e la società ci hanno rivoltati come calzini, annullando il nostro pudore e la nostra capacità di comportarci da esseri umani; ormai siamo poco più che macchine programmate per amare e odiare e in grado di guardare solo al loro guadagno.
Mi chiedo se prima o poi rivedrò anche chi mi ha amato a giorni alterni, quando la sua metà non c’era e non sospettava di lui ed ho paura al pensiero che un giorno, sulla mensola del suo salotto, ci
possa essere la sua foto in compagnia della stessa donna che ha infangato così tante volte…
Avrei dovuto chiedere ai miei nonni come si fa ad amare ma so che non avrebbero mai trovato le parole per spiegarmelo, forse perché prima era una cosa così naturale e spontanea.
Oggi è tutto contaminato e non è solo la Terra ad essere inquinata, sono le persone. Sono annacquate e quando tenti di specchiarti dentro l’unica cosa che si vede è un fondale grigiastro pieno di rifiuti tossici potenzialmente mortali.
Martina
One Response to “Cosa resterà”
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Elisabetta scrive:
24/10/2010 alle 22:50
“Mi chiedo se prima o poi rivedrò anche chi mi ha amato a giorni alterni, quando la sua metà non c’era e non sospettava di lui ed ho paura al pensiero che un giorno, sulla mensola del suo salotto, ci
possa essere la sua foto in compagnia della stessa donna che ha infangato così tante volte…”Spaventosamente me lo chiedo anche io..