Anche l’edizione numero 65 del Festival Internazionale del film di Berlino ha avuto i suoi vincitori e i vinti. Ancora qualche ora e poi chiuderà definitivamente i battenti e sino al prossimo anno ci aggrapperemo ai ricordi che sono, ogni volta, molti.
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Da questo viaggio porteremo a casa un numero nutrito di memorie corredato da una gran bella galleria di immagini. In primis, la fibrillazione dell’attesa, giacché la kermesse festeggiava un compleanno importante.
Poi ricorderemo: il concorso costellato di opere solide, di registi agée che si son dati battaglia ad armi pari stante l’assenza di exploit (cosa che ha livellato la gara al punto che i rumors precedenti la proclamazione dei vincitori dicevano tutto e il contrario di tutto). La presenza di tanti cineasti che hanno diretto pietre miliari del cinema e molti attori affermati arrivati da ogni continente, con James Franco che ha stupito per disponibilità e per i tre film portati al Festival. E l’eccessivo (?) numero di romanzi alla base dei lavori presentati, i primi giorni sono stati, infatti, tutti coperti di pizzi e merletti.
E non è finita qui. Un velo di scaramanzia ha avvolto “El Club” e il suo autore Pablo Larrain, che se fosse rincasato a mani vuote avrebbe stupito e fatto arrabbiare un bel po’ di presenti e sarebbe entrato di diritto nella categoria degli artisti s….fortunati. Gli italiani, invece, sono stati tra i pochi a ricevere una sorpresa tanto inattesa quanto last minute; l’accoglienza strepitosa riservata al film dell’esordiente Laura Bispuri, “Vergine Giurata”. L’opera non è perfetta, ma ha saputo intrigare e ha fatto spiccare Alba Rohrwacher, a ogni nuova prova sempre più convincente.
L’Orso d’Oro alla Carriera quest’anno è stato assegnato a Wim Wenders, il quale non si è mai sottratto agli incontri ed è stato ospite anche di un Panel of Discussion nell’ambito del Berlinale Talents, in cui il pubblico ha potuto interagire con lui (eravamo presenti, e ve ne parleremo a breve).
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Si è sentita, invece, la mancanza di un film spettacolare (vivido è ancora il ricordo delle edizioni in cui ci furono “The Grand Budapest Hotel” e “The Grandmaster”), in compenso non sono mancate le anteprime main stream: la prima mondiale di “Woman in Gold” e i futuri Blockbuster “Are you here” e “Love & Mercy” (domani il post). E i giovani in balia della tempesta ormonale si sono potuti soddisfare alla prima dell’attesissimo esordio cinematografico delle “50 sfumature”.
Sarebbe stato bello anche poter ripetere l’esperienza del 2014 (clicca QUI), ossia vedere un film restaurato sulle note di un concerto dal vivo, in compenso abbiamo potuto consolarci in compagnia di una cinquantina di poster storici, esposti alla mostra dedicata alle creazioni del duo artistico Sickert.
Da ultimo, il festival tedesco si è confermato una volta in più ricco di avanguardie, aperto ai giovani e alle nuove forme di fare cinema, e uno dei rari eventi in cui tutti gli ospiti possono vedere le pellicole in programma. La Berlinale, infatti, è famosa per essere una kermesse in grado di accogliere e soddisfare (!) platee oceaniche, senza venire meno alla puntualità. A questo giro passerà agli annali il caso di “Every Thing will be fine” e del suo infinito numero di proiezioni, tra cui la memorabile seconda (!!) giornata di anticipate stampa con la gente distribuita in pochi minuti in T-R-E (!!!) sale prima che prendessero il via le altrettanto copiose anteprime aperte al pubblico. Da standing ovation all’organizzazione.
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Tutto come da programma, quindi, e ora non ci rimane che scrivere gli ultimi post prima di metterci a sfogliare per i prossimi undici mesi le gallery fotografiche pubblicate nel diario online www.masedomani.com/berlinale-2015/
Auf Wiedersehen!
Vissia Menza