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Rapallo, venerdì 11 giugno, ore 21. Alla reception di un albergo 4 stelle si svolge un siparietto tra una turista tedesca e l'impiegata del ricevimento. La turista chiede come i suoi figli possano riuscire a vedere in tv Uruguay-Francia, la ragazza risponde di sintonizzare su uno dei canali Rai. «Già fatto, non è in programmazione», risponde la turista aggiungendo che non riesce nemmeno a vedere il canale della tv tedesca regolarmente inserito nel bouquet dell'albergo sul quale danno la partita. La receptionist non riesce a capacitarsi della cosa e non trova una spiegazione valida. Che, visto che ero in attesa di fare il check-in, do a lei e alla turista: «La Rai trasmette una gara al giorno, Sky trasmette tutte le gare ma è necessario avere l'abbonamento mondiale e i canali esteri che trasmettono le gare sono criptati per questione di diritti».
Ormai, al sesto giorno del Campionato del Mondo di calcio anche i meno avvezzi alle cose televisive hanno capito che la Rai offre soltanto una partita al giorno. Finite le abbuffate fatte delle canoniche tre gare giornaliere, così come era stato fino a otto anni fa. Così come per il calcio nostrano ormai monopolizzato dalla tv a pagamento la regola è: guarda chi paga.
Cosicché gli italiani che non se la passano un granché e per ovvie ragioni non hanno pagato un abbonamento al 'calcio mondiale' di Sky (dal quale mi sono astenuta per principio tanto su internet si guarda tutto gratis anche se in altre lingue) sono rimasti 'orfani' del giocattolo con buona pace per coloro che pagano il canone che piuttosto che alla tv di servizio serve a pagare Isole, reality e una marea di programmi sui Mondiali (quelli sì) dei quali non si sente la necessità.
L'unica consolazione possibile rimane quella di rimanere lontani dal suono fastidioso delle vuvuzelas e da un Mondiale che, fin qui, non è stato all'altezza delle aspettative. Ma cosa rimarrà del primo Mondiale a pagamento?
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