Un mega cartellone di 6 metri per 3, campeggia da oggi appena fuori dall’Università Unical della Calabria a Cosenza, proprio dove c’è l’ingresso pedonale alla stessa.
Che il sedere femminile fosse un ottimo “strumento” per vendere qualsiasi cosa, ormai è noto. Se i pubblicitari mancano di una idea originale, cosa c’è di meglio di un bel fondoschiena di una donna? Versatile, a basso costo, esso va benissimo per ogni tipo di prodotto, come abbiamo detto, per esempio qui e qui. Non solo: va benissimo anche per parlare di crisi, che sia in Grecia o altrove (qui). Decine e decine di immagini di sederi femminili usati per pubblicizzare e per vendere articoli diversissimi che con esso non hanno nulla a che vedere.
Ma questo cartellone è peggio.
Non solo mostra, come sempre, un pezzo di corpo femminile, mercificato, ridotto a mero strumento, un corpo di donna parcellizzato, nemmeno riportato nella sua interezza, completamente mancante del volto, ma veicola un messaggio che aggrava molto il quadro sociale, rispetto alle donne e al mercato del lavoro.
Tutti noi sappiamo che trovare un lavoro per le donne è più difficile che per un uomo, anche in caso di maggiori o identiche qualifiche e sappiamo anche che al Sud Italia le difficoltà sono ancora maggiori, a causa di una situazione economico/sociale ancora più difficile che nel resto d’Italia.
In questo cartellone. accanto al sedere campeggiano i seguenti messaggi:
“DIMOSTRA QUANTO VALI”
e
“SE CERCHI LAVORO”.
In questo contesto, con quella fotografia accanto, le due frasi acquistano un significato davvero mortificante, sessista, gravissimo:
“Se sei una donna, spogliati, mostra il corpo e troverai un lavoro”.
Non mi pare neppure meno grave la prima frase che ho riportato “Dimostra quanto vali” accostata alla foto. Una donna vale solo se bella e disposta a spogliarsi.
Questa immagine e il messaggio che essa veicola, va a braccetto con questa (che circolava su Face Book), della quale avevamo già parlato.
Anche in questa immagine si “suggerisce” che l’accesso al mondo del lavoro e la possibilità di far carriera, per una donna, siano subordinati ad avvenenza e disponibilità sessuale.
Disoccupazione e discriminazioni sessiste nel mondo del lavoro (ma non solo) sono temi caldi, importanti che non possono assolutamente essere banalizzati in questo modo. Sono temi che interessano tutti.
Non è un caso che i paesi del Nord Europa, che sono quelli nei quali le donne subiscono in assoluto meno discriminazioni in tutti gli aspetti della vita sociale e lavorativa secondo il rapporto annuale del WEF che misura il gender gap (ne abbiamo parlato qui), siano anche quelli economicamente più avanzati.
Le modalità con le quali si sviliscono la preparazione, lo studio e le capacità femminili sono davvero, purtroppo, infinite.
Invito tutti a segnalare allo IAP questo ennesimo insulto alle donne.