Giuseppe Pontiggia
«Scrivo narrativa quando sono spinto dalla necessità di raccontare qualcosa che sento importante non solo per me, ma potenzialmente anche per il lettore. Prima di affrontare un romanzo ho bisogno di crederci veramente, invece i racconti possono nascere da uno spunto immediato.» In tre righe Pontiggia chiariva il presupposto fondamentale per scrivere, agganciandosi a quanto grandi autori prima di lui (uno per tutti F. S. Fitzgerald) avevano già stabilito come punto di partenza irrinunciabile per la narrativa: avere qualcosa d’importante da dire, non solo per l’autore, ma anche per il lettore che di quel testo si sarebbe nutrito.
È da qui che partono quasi tutti i corsi di scrittura creativa che oggi sovrappopolano la Rete con offerte intriganti non soltanto dal punto di vista dei testimoni di mestiere (scrittori famosi, editor di grandi realtà editoriali, firme del giornalismo culturale, registi, sceneggiatori, esperti di comunicazione digitale e televisione, perché la contaminazione fra le forme di comunicazione è sempre più un elemento ritenuto fondamentale dalle scuole di scrittura), ma anche nel format che agli aspiranti scrittori viene offerto. Percorsi frontali e a distanza, college all’americana in cui condividere anche il bagno e il campo da baseball con il vate scrittorio di turno e navi da crociera in cui ascoltare rapiti letture per tutta la notte, full immersion monografiche di un fine settimana per sapere tutto sul punto e virgola e percorsi biennali con tanto di esame finale e reading di un condensato del proprio lavoro (secondo Alessandro Baricco sette minuti sono sufficienti a raccontare il proprio progetto di scrittura e a catturare l’attenzione della platea, altrimenti non sarà il progetto su cui investire) davanti a un pubblico di tecnici.
Alessandro Baricco
Studiare, osservare chi sa più di noi e impossessarsi dei ferri del mestiere, come si faceva nelle botteghe dei grandi pittori e scultori nella Firenze rinascimentale o nella Roma barocca. Niente ispirazione estatica quindi, ma tanta pratica e messa in discussione dei propri schemi mentali e narrativi. Questi i fondamenti di un buon percorso di scrittura creativa. Ma come scegliere quello più adatto a noi? Dipende da cosa vorremmo scrivere e perché.Prima di avventurarci nella ricerca del corso più adatto a noi, pensiamo bene al progetto che in questo percorso vorremmo vedere germogliare. Abbiamo già un’idea, una trama, dei personaggi, una struttura credibile? Qual è la necessità che ci spinge a raccontare proprio questa storia? Come lettore cosa vorremmo trovare in una storia del genere? Se non abbiamo ancora tutte le risposte, proviamo a pensarci un po’, magari partendo da un’altra pietra miliare per qualsiasi corso di scrittura: la lettura. Per capire cosa funziona e cosa no, cosa ci attira e cosa ci annoia, quali strumenti l’autore ha messo in atto per generare quella sensazione nel lettore o almeno per provare a generarla.
Alessandro Piperno
Per rispondere a tutte queste domande avremo bisogno della lettura. Una lettura che non si limiterà più a spingere il protagonista nella corsa verso il finale, ma a sezionare, analizzare, mettere in discussione il sistema narrativo che l’autore del libro che ci troviamo fra le mani ha messo in campo. E quindi ecco la prima trasformazione: da lettore spensierato e lettore “religioso” (come lo ha correttamente definito Alessandro Piperno), ossia un lettore che ha fatto della lettura la sua religione e che in ogni rigo analizza grammatica, sintassi, lessico, messa in scena, composizione, originalità. E allora controlliamo che nel programma del nostro prossimo corso di scrittura creativa ci sia tanta buona lettura critica dei testi e che i titoli proposti, spesso si anticipa una lista ai corsisti, vadano nella direzione stilistica che abbiamo scelto per il nostro prossimo progetto narrativo. Cosa sono i corsi di scrittura creativa e perché frequentarli? Cominciano a cercare nelle nostre sempre più numerose e insaziabili letture una risposta.Link alla news su Sul Romanzo.