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Cosa ti piace dell’India?

Creato il 30 marzo 2014 da Abattoir

foto e testo di Alessia Ingrasciotta

Cosa ti piace dell’India?

Donne in burqa, Jama masjid, Delhi. Le moschee Indiane sono particolarmente belle e ricche di decorazioni. A chiunque è permesso visitarle, avendo cura di indossare abiti adeguati a un luogo sacro, nei momenti e nei giorni in cui i fedeli musulmani non stiano svolgendo la preghiera.

 

Chi ha scelto di studiare le culture orientali si trova spesso a rispondere a questa o altre domande simili.

Dal mio punto di vista l’India è affascinante, misteriosa, vuole essere scoperta, non solo vista ma guardata, ascoltata, sentita, vissuta. Stordisce con le sue contraddizioni e rapisce attraverso la sua profonda spiritualità.

Per l’occidentale abituato a una realtà in cui certe comodità sono considerate alla base della vita di ogni giorno, l’impatto con una civiltà così diversa da quella di partenza può risultare particolarmente violento. Eppure se si è capaci di prendere il positivo da questa esperienza si può imparare tantissimo.

Ad esempio si può imparare che non è scontato avere l’acqua calda a casa non appena apri il rubinetto; che i ragni in camera almeno tengono lontane le zanzare (se non sono troppe!); che se i ragni non fanno il loro dovere ci sono sempre i gechi; che hai più pazienza di quella che pensavi di avere prima di partire; che se vuoi sapere una cosa, non è necessario girarci intorno, basta chiederla; che se vuoi pregare, puoi decidere se farlo in una chiesa, in una moschea, in un tempio o anche per strada o sulle rive di un fiume; che ci sono sorrisi che ti entrano dentro, che hanno le mani vuote eppure ti riempiono il cuore; che esiste una profonda genuinità dei sentimenti, non frenati da una cultura che troppo spesso si autodefinisce educata e rispettosa; e che gli abbracci, quelli veri, li senti avvolgerti l’anima.

Ecco, è questa l’India che mi piace e che vorrei che tutti conoscessero.

Non quella costruita dai telegiornali, che sembrerebbe fatta solo di violenza, terrorismo, stupri, marò e quant’altro. Quella che ho visto io e che ho avuto la possibilità di vivere è fatta anche di milioni e milioni di persone, di etnie e credi diversi, che riescono a convivere e rispettarsi.

Ecco, il sincretismo ad esempio: il sincretismo che si respira India si riflette ovunque, nell’architettura così come nella vita di tutti i giorni e persino nelle sue lingue!

Certo, non si può dire che sia un posto meraviglioso né tanto meno facile: l’India è anche sporca, arretrata, scontrosa, incasinata e confusionaria. Per andarci (e rimanerci) bisogna essere dotati di un notevole senso di adattamento. E poi soprattutto non può piacere a tutti.

A dirla tutta a volte sono quasi contenta che non tutti la amino come faccio io. Certo, mi piacerebbe di più se si provasse almeno a conoscerla. Non so spiegarlo bene, ma credo che si tratti di uno strano tipo di gelosia. Come se sentissi questa terra anche un po’ mia. Ma forse sono io che ho cominciato a far parte di lei. E da quando ho cominciato a penetrarne la storia, la cultura e la civiltà, sento anche di aver preso parte a qualcosa di grande e importante.

Pur rischiando di sembrare eccessivamente romantica oserei dire che il suo studio spesso mi sembra dia valore alla mia vita. Adesso che ci penso, la gelosia di cui parlavo prima è del tutto infondata: questa sensazione non credo che qualcuno potrà mai portarmela via.


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