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Quando ho iniziato a sperimentare tecniche come la Caccia all'Anima, mi sono subito detta che le avrei usate solo per la mia crescita personale, condizionata, capisco ora, dallo stereotipo riassunto nella frase “gli psicologi sono tutti strani”.
Fortunatamente, però, la vita mi ha portato a confrontarmi con eventi che, in maniera naturale, mi hanno indotto a cambiare prospettiva.
La preoccupazione di squalificare la mia professionalità a causa dell’utilizzo di tecniche non propriamente psicologiche si è così dissolta.
Parlo della Caccia all’anima, o viaggio sciamanico in dimensioni parallele di questa realtà fisica.
Personalmente utilizzo spesso nella mia pratica clinica, questa tecnica molto antica ed ancora attuale in diverse popolazioni del mondo.
Un parallelismo che mi ha colpito fin dal momento in cui ho appreso l’uso di questa tecnica è il seguente: la psicoterapia aiuta la persona attraverso quegli aspetti di sé, consci ed inconsci, che lo accompagnano nella sua vita quotidiana, mentre la Caccia all’anima lavora con le parti della persona che si sono letteralmente staccate dalla sua totalità a seguito di traumi psichici o fisici.
Qualsiasi trauma, o evento spiacevole, innesca, per proteggersi nei confronti del dolore, quello che viene chiamato “distacco di un pezzo d’anima”, minando così l’integrità profonda della persona.
Il senso di vuoto, di perdita di vitalità, di tristezza inspiegabile sono tipici segnali conseguenti ad una perdita d’anima che, come tale, si riferisce realmente ad una parte di noi che non si trova più dentro il nostro corpo-mente.
Questa fuga, in realtà, è un sano meccanismo di difesa energetico.
Immaginate come sarebbe convivere con una molteplicità di impronte dolorose sempre vive: sarebbe impossibile.
Ecco perché, così come esiste la rimozione di ricordi dolorosi per la mente, nell’anima avviene un distacco di una sua parte che allontana anche fisicamente dal corpo della persona le conseguenze energetiche negative dell’evento doloroso, permettendole di continuare a gestire la sua vita.
Purtroppo, però, questi vuoti lasciati dalle innumerevoli perdite d’anima che si possono accumulare nell’arco di una vita fanno progressivamente dell’essere umano un’entità incompleta, un’unità dove sono presenti buchi di energia che non si ripristina se non reintegrando le parti d’anima che si erano allontanate, così da sanare quel vuoto.
La Caccia all’anima è presente da millenni in tutte le culture tradizionali del nostro pianeta, dal mondo celtico agli sciamani finlandesi e siberiani, fimo all’oriente asiatico oltre che nell’America
precolombiana.
Quando, diversi anni fa, usavo la Caccia all’anima per me stessa (con la buona motivazione di “testarla” ho lavorato nel frattempo per il mio percorso di integrazione e crescita!), avevo spesso il dubbio di essere vittima dell’autosuggestione.
Imparando ad usare questo metodo per altre persone, però, non ho potuto che “arrendermi” all’evidenza, ossia entrare in contatto con esperienze vissute realmente dalle persone e che io non conoscevo assolutamente e, cosa ancora più sbalorditiva, nei giorni successivi all’esperienza vedevo verificarsi nella persona per cui avevo “cacciato” dei cambiamenti, nel senso di una maggiore completezza e di risoluzione di particolari problemi psicofisici. Tra l'altro, riportando “a casa” la parte d’anima che si era staccata e risanando un’integrità interiore, l’evento non è più percepito traumatico, quindi può essere ricordato con serenità e distacco.
Tutto questo si può imparare in prima persona!
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