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Coscienza Civica

Creato il 16 agosto 2010 da Greg Petrelli
Stamattina ho letto un articolo di Stephen Coleman, (Professor of Political Communication and Director of Research) in cui il docente esprimeva le proprie considerazioni in merito alle possibilità che internet e i New Media Communication in generale possono dare alla sfera pubblica. L'articolo è ormai datato (2004) e prende in considerazione dei casi abbastanza lontani dalla nostra realtà Italiana (uno su titti la BBC e BBCi), tuttavia le sue parole non hanno potuto che richiamare alla mia mente le televisioni e le radio della penisola. I provider e i quotidiani online in lingua italiana, i provvedimenti adottati dalle nostre P.A. e i finanziamenti (mancati) a internet da parte delle nostre classi dirigenti. Il Digital Divide, insomma. Quello che più mi ha colpito, tra le riflessioni di un accademico in gamba e un po attempato, è stata la chiara visione globale di quello che la televisione ha fatto alla democrazia. E' stato uno stillicidio. Da una parte il servizio privato ha alimentato e ingozzato i telespettatori con programmi di natura a dir poco "ortodossa" seguendo i capricci dell'odience, dall'altra le televisioni del servizio pubblico si sono dovute adattare per non perdere odience. In che modo le notizie e la politica risentono in maniera negativa di questa "svendita" dell'informazione? Una prima ipotesi è la frammentarietà delle notizie, buttate senza soluzione di continuità tra le orecchie di ascoltatori spesso impreparati, disattenti e senza un valido supporto esplicativo . Mi riferisco al classico format 24/7 news, che da noi non ha preso molto piede fino ad ora (con il digitale terrestre di fatto la banda allocata per canale è molto ridotta e questo permetterà a grandi editori televisivi di puntare sulla settorializzazione dell'offerta, con canali dedicati ecc. ecc.) ma di cui possiamo trovare una piccola controparte nei telegiornali di ogni giorno. Quello che molti giornalisti chiamano il "pastone politico", quello che la RAI ("House Organ" dei partiti che siedono in parlamento) chiama "Agenda Politica", ovvero uno spazio autogestito dagli esponenti dei partiti in cui gli stessi parlano, inveiscono e urlano slogan. Senza "contraddittorio" ma soprattutto senza domandePerchè vi parlo di tutto questo? Chi legge il mio blog sa che solitamente non mi produco in interventi di stampo prettamente politico: non ne sono all'altezza. Non sono così serio da potermelo permettere. Tuttavia più passa il tempo in questa situazione di stallo politico tutta italiana, più mi convinco di una cosa: la storia non ci aspetterà. Siamo noi che dobbiamo prendere coscienza delle cose che ci circondano. Noi che ci lamentiamo del malaffare dei politici dobbiamo occuparci della politica come fosse la retta dell'università da pagare, come fosse la gestione del nostro conto in banca. Con serietà e senza pregiudizi. Con il dibattito e con la conoscenza. Quello a cui siamo abituati sempre più spesso è l'essere trattati come i numeri di un sondaggio, come delle pedine con cui colorare la scacchiera e confrontare i possibili risultati delle prossime elezioni.E' il mondo che ce lo impone. Lo dobbiamo a noi stessi. non possiamo permettere che i nostri figli e i nostri nipoti vivano sull'irresponsabilità delle nostre generazioni. In questo senso l'arma più potente che abbiamo è il sapere, e con l'attuale tecnologia può essere facilmente veicolato. Perchè un giornale o una televisione dovrebbero essere più credibili di un blog? Perchè dobbiamo riporre la nostra fiducia in istituzioni scollegate dalla realtà e irraggiungibili dai cittadini che non ne fanno parte? Vogliamo essere elettori o cittadini? Vogliamo demandare ad altri il governo della cosa pubblica o vogliamo interessarci di quello che è nostro in quanto formato da NOI come cittadini?Non si tratta più solo di politici, di magistrati, di province. Si tratta del pianeta stesso! Se noi avessimo il controllo sull'operato dei nostri rappresentati pensate che le trivellazioni in mare aperto sarebbero ancora possibili ? Pensate che il nucleare sarebbe un'opzione energetica alterativa al petrolio? Pensate che spenderemmo miliardi di dollari in costose operazioni militari senza alcun fine, di cui non sappiamo nulla ( Wikileaks è una torcia dentro alla caverna di platone) e da cui non ci viene in tasca alcun privilegio? Qui non si parla più di "opinione pubblica", qui si parla di responsabilità collettiva.

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