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Neuroscienziato del Baylor College of Medicine, direttore del Laboratory for Perception and Action and the Initiative on Neuroscience and Law. David Eagemen (1971) è conosciuto soprattutto per i suoi lavori sulla percezione del tempo e la sinestesia. Scrive abitualmente per New York Times e New Scientist.
Aprile 2010, The Observer Che cosa porta un neuroscienziato ad affrontare l'idea della vita dopo la morte?
Sto utilizzando l'aldilà come pretesto per capire cosa è veramente importante per l'uomo. È una risposta ai tanti testi pubblicati da atei e religiosi super convinti delle loro tesi. L'unica cosa vera, invece, che ci insegna la scienza è la limitatezza delle nostre conclusioni. C'è vita dopo la morte? Chi lo sa. Non abbiamo prove né in un senso, né in un altro. Ma la cosa che mi stupisce è che così tante persone siano convinti dell'una o dell'altra possibilità.
Si augura, in ogni caso, che la nostra coscienza continui anche dopo la morte fisica?
Non ne sono certo. Posso solo dire di non avere un sistema di credenze, ma solo un “sistema di possibilità”. Ma spero che la coscienza sopravviva ai nostri corpi.
Vorrebbe davvero vivere per sempre? I casi sono due. Si muore, ed è come addormentarsi per sempre. Oppure ci potrebbe essere qualcosa di molto più grande di noi, di cui non siamo a conoscenza e su cui non abbiamo alcun potere.
Dicembre 2011, Style Lei lavora con un insieme di tecnologie basate sulla Fmri (risonanza magnetica funzionale) che ci permette di vedere quali zone del cervello sono attivate in un dato momento. Quali applicazioni pratiche possono venire da questi studi? Stiamo sviluppando protocolli che possano aiutare chiunque a controllarsi, in vari ambiti: riabilitazione dalle droghe, obesità, impulsi violenti. Lei è considerato fra i massimi esploratori dell'universo cognitivo. Si sente vicino alla scoperta di frontiere fondamentali? Credo di essere vicino alla comprensione di come il cervello costruisce il senso del tempo. E sto esplorando la possibilità che alcune malattie mentali come la schizofrenia possano essere affrontante e risolte in quanto disordini della percezione temporale. Ottobre 2011, boingboing.net Come si spiegano le esperienze neurologiche che si instaurano dopo un arresto cardiaco? È difficile dare una risposta concreta. Da un lato sappiamo bene come il cervello sviluppi stati allucinatori che possono essere confusi con la realtà, così come il frutto dell'attività onirica. Tuttavia brancoliamo nel buio per ciò che riguarda la neurobiologia, il valore delle esperienze soggettive, la relazione fra cellule, messaggi chimici e coscienza. Cosa ne pensa dell'esperienza del deja vu?
Sembra essere un incidente di percorso in punti peculiari del cervello, gli stessi legati presumibilmente alla bizzarria dei sogni. Esistono miliardi di galassie nell'universo attualmente noto. Come si può vivere trascurando simili realtà?
Mi stupisco di come non si passi tutto il giorno a parlare di queste cose. Ma la ragione è semplice. I nostri cervelli non sono tarati per l'immensamente grande, né per l'immensamente piccolo. Sono invece forgiati per ragionare su tutto ciò che ci circonda da vicino, rapportabile alla nostra scala: fiumi, alberi, animali. Come Blaise Pascal diceva intelligentemente, "l'uomo è ugualmente incapace di percepire il nulla da cui arriva e l'infinità in cui viene inghiottito”. Che consiglio darebbe a un ragazzo che sta ora frequentando il liceo?
Gli direi di seguire gli appuntamenti di TED. In venti minuti le menti migliori in circolazione raccontano i loro progetti, esprimendo, spesso, idee rivoluzionarie.
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