Quando studiavo scienze politiche lessi su qualche libro che “nasciamo rivoluzionari e muoriamo reazionari“; non ricordo chi lo disse, ma questa citazione mi é rimasta in testa per tutta la vita.
Di certo il contesto non era quello a cui penso; ma nel quotidiano, nella vita spiaccia lontana da filosofia, politica e retorica calza in molte situazioni.
Di certo calza all’essere mamma.
Prima di essere mamma, infatti, avevo dei buoni propositi per la mia vita futura. Propositi ovviamente disattesi.
Ci ho riflettuto e nel tentativo di capire l’entità del mio fallimento ho stilato una lista delle COSE CHE MI ERO RIPROMESSA DI NON FARE:
- Usare pannolini usa e getta. Con tanto di ultimo libro di Jeremy Rifkin alla mano, io, paladina dell’ecosostenibilità, del green style, dell’antispreco, del riciclo e quant’altro avevo deciso di usare i pannolini lavabili. Ero ancora incinta e la vita ancora mi sorrideva, in casa aleggiava un meraviglioso profumo di vaniglia e immaginavo la pulizia del culetto del mio bambino un magico momento di condivisione di amore, dolcezze, carezze.
Poi ho capito quanto caga mio figlio. - Dare il ciuccio a mio figlio. Dicono sia dannoso al momento della crescita dei dentini, così pensai che non dandoglielo avrei risolto il problema alla fonte. Il ciuccio, vedete, non é una coccola come dicono, non é un giochino, un vezzo del bambino: il ciuccio é un TAPPO! Quando urla a squarciagola in mezzo a tutti e la folla si gira per guardarmi pensando : “Ma lo fai star zitto sto cazzo di cinno?”, gli ficco ( sì, sì non metto, avete letto bene) il ciuccio in bocca e nel 70% dei casi finalmente tace.
- Dare il tablet ai bambini.Io e mio marito, quando ancora non avevamo Luca concordavamo nel non sopportare quelli che lasciano che i figli giochino con il tablet. Dopo qualche serata al ristorante con Luca abbiamo ravveduto le nostre posizioni. Quel quadratino elettronico è una baby sitter portatile, la baby sitter più a buon mercato che possiate trovare.
- Vedere i cartoni animati. “Eh no, i cartoni animati no, fanno diventare i bambini scemi”. Dopo 12 ore di vola—vola, pianti, crisi, pappe, ninne nanne, il tutto nella maggior parte del tempo in braccio amerete quei 15 minuti di libertà che saranno capaci di regalarvi Masha e Orso.
- Sterilizzare il ciuccio. I primi giorni mi ero munita di Amuchina, sterilizzatore per microonde, sterilizzatore a freddo, a caldo, tiepido, ghiacciato e ardente. Poi sono passata al semplice lavaggio in acqua bollente. Insomma, per farvela breve ora mi ciuccio il ciuccio (scusate la ripetizione) prima di mio figlio, la sottile linea di confine che divide un ciuccio da sterilizzare seriamente a basta una mia sbavata è la veloce analisi dell’oggetto: se mi fa schifo mettermelo in bocca significa che è davvero da sterilizzare. La linea è molto bassa, non aggiungo altro.
- Raccontare alle altre future mamme quanto è “bello, bellissimo, un amore incredibile” e propinare frasi del tipo “ti cambia la vita”, “finché non sei mamma non puoi capire”. Mi vergogno ad ammetterlo, ma visto che siamo qui, tra di noi voglio farlo: mi è capitato di dirlo. Di dirlo piano però eh. E c’erano poche persone vicino a me.
- Logorare i maroni a tutti su quanto è bello mio figlio. Dovete sapere che io ho un gruppo su whatsapp nominato “Ciospe” i cui membri sono le mie 3 migliori amiche; i primi giorni inviavo foto e rispondevano con una certa velocità frasi tipo:”che cariiiino”, “è cambiato moltissimo”, “piccolooo” …. ora non rispondono nemmeno più. Vedo le doppie spunte, le spunte blu ….poi il vuoto!!
- Vestirlo SOLO con abiti nuovi. Sì, ogni tanto mi prendono questi drittoni snob, probabilmente dovuti a una vita passata in cui ero un’aristocratica o molto più facilmente una borghese arricchita. Dopo aver speso mezzo stipendio in tutine indossate sì e no 15 giorni poi ho ritrovato il mio lato proletario!
- Far parte di class action di mamme. Di mio, sono tendenzialmente asociale, eppure nel tentativo di non impazzire ho trovato la condivisione, la discussione e il ritrovo con altre mamme una medicina irrinunciabile.
- Annientare me stessa. Ok, annientare è esagerato, ma credetemi, se vi assicuro che è meglio che non vi dica dove sto scrivendo in questo momento.
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