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Cose che ho imparato scrivendo

Creato il 09 luglio 2012 da Mcnab75

Cose che ho imparato scrivendo

Un post ‘accazzo, di quelli che va a finire che diventano poco più che riflessioni a voce bassa.
Avevo promesso di non parlare più di scrittura, ma a volte è inevitabile farlo, specialmente sul finire di questa stagione in cui ho scritto tanto, ma in modo radicalmente diverso rispetto al passato.
Diciamo che cerco almeno di evitare i soliti discorsi di manualistica varia ed eventuale e le tiritere sullo show don’t tell, che oramai conoscono perfino gli analfabeti e la cui diatriba oramai ha posizioni ben consolidate..
E allora di cosa si chiacchiera in questo post, escludendo tutte queste ciò? Di esperienze personali e relative considerazioni.
Sono oramai cinque anni che propongo i miei ebook sul Web. Lo faccio da quando “ebook” era una parola per pochi carbonari, quando l’unico formato di condivisione era il vecchio, caro PDF, altro che ePub e Mobi. Chi è veterano come me ricorderà le frecciatine “Gne gne gne, ti autopubblichi perché gli editori non ti cagano!“. Oppure i discorsi senza senso, del tipo “Speri che qualcuno capiti per caso sul tuo blog e ti faccia diventare un caso letterario come Melissa P.
All’inizio c’era molta ingenuità, qualche sogno, tanta voglia di fare senza rimanere imbrigliati nei meccanismi assurdi dell’editoria a gettone (ossia: pubblicare solo quello che vende).
Dopo cinque anni di tutto ciò non rimane più alcuna ingenuità, ho addomesticato i sogni e conservato buona parte della voglia di fare.
Cosa ho imparato nel mentre? Vediamo un po’…

  • Il mondo della scrittura/editoria in Italia è una terra di nessuno . Ci sono moltissimi microcosmi che non si tangono mai o che si tangono solo per mero interesse. Per fortuna esistono le eccezioni. Sono quelle che salvano tutto il baraccone, quelle che lor signori si rifiutano di considerare. Ma in realtà è il resto del mondo che non considera più loro. Basta vedere quanto certi premi letterari (come lo Strega) siano sempre più distaccati dai gusti reali dei lettori.
  • Con la scrittura non si fanno soldi e alla fine si matura una serena accettazione di tutto ciò. Oppure, se volete provare a farne un lavoro, preparatevi psicologicamente a scrivere cose che non vi piacciono. E anche a occuparvi di attività collaterali che con la scrittura hanno poco da spartire.
  • C’è sempre qualcuno che è convinto di saperne più di te e che ci tiene a dirtelo a più riprese. Di solito sono quelli che parlano di scrittura ma, che se poi vai a vedere, pubblicano un raccontino di mille parole ogni quinquennio. Per come la vedo io meglio provarci. Poi per migliorare c’è tempo.
  • Ho imparato anche che moltissimi leggono, pochi commentano, ma quei pochi ti riscaldano l’anima (oppure ti fanno incazzare come una bestia, se sono dei cafoni). Dopo anni di lavoro sono arrivato a una media di un paio di feedback a settimana, tra messaggi, semplici commenti o (assai più rare) recensioni. Potrebbe andare meglio, ma senz’altro non c’è male.
  • Non mi sono ancora stancato. I momenti di luna storta ci sono stati e ci saranno ma, diamine!, creare storie e mondi è parte di me. E’ troppo divertente e smettere di farlo sarebbe castrante.
  • A qualcuno piace ciò che scrivo. Ad altri piace molto. In fondo non ci sarà mai ricompensa pari a tutto ciò, ossia alla consapevolezza di divertire ed emozionare qualcuno attraverso la parola scritta. Lo dico da lettore che spesso prova le medesime sensazioni.
  • Quando scrivo sono un po’ tutti i miei personaggi. Sono un po’ uomo, un po’ donna (e che donna!), un po’ mostro. Sono ad Admiral City, sono in un 1937 alternativo, quello coi robottoni giganti, sono nel 2015 a ricostruire il mondo distrutto dalla pandemia. Sono ovunque eppure sono sempre qui. Viaggio più di chi viaggia, vado in luoghi che non esistono, perché in realtà li costruisco io.
  • Ho conosciuto tante belle persone con cui sono nate collaborazioni spontanee in cui la parola “denaro” non è mai stata pronunciata. E se un domani dovessimo pure pronunciarla lo faremo senza la spiacevole sensazione dell’ingroppata subdola che ci aspetta dietro l’angolo.
  • Ho imparato poi che i lettori bisogna rispettarli ma anche farsi rispettare. Ho imparato ad ascoltarli e al contempo a non essere un juke box. Sei tu scrittore che comandi la nave: porta i passeggeri a fare una bella crociera, di quelli che non si aspettano. E se qualcuno cerca di ammutinarsi, buttalo a mare.
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