Magazine Cultura
A volte si leggono pure buone notizie. I giornali di destra trattano la rivolta anti-Gelmini di centinaia di migliaia di studenti e ricercatori come una ribellione di perditempo. Con l'aggiunta di considerare questa massa spregevole e cerebrolesa come materia inerte di imprecisate sortite politiche dei "nemici della Nazione", argomento tipico di chi si sente chiuso all'angolo, indegno di una destra di governo.La buona notizia è proprio questa: dopo lunghi anni nei quali la lettura del la vita di tutti i giorni, la capacità di stare "con la gente", erano la prerogativa vincente della nuova destra, e di contro erano il punto debole di una sinistra fumosa e spaventata. Nel forte movimento che anima scuole e università c’è una visibile e udibile componente di orgoglio repubblicano (difesa della scuola pubblica, difesa del diritto allo studio uguale per tutti, richiesta di quattrini per la ricerca stremata) che non ha niente di fasullo o pilotato.Non si vede, tra l’altro, chi potrebbe mai pilotare una così cospicua mobilitazione, visto che la sinistra – partiti, sindacati, intellettuali – viene descritta proprio dalla destra, e proprio dai suoi giornali, come un patetico insieme di cadaveri. Il terrore di un "nuovo Sessantotto", dunque, da dove attinge? Forse dalla velata coscienza che non l’odiata sinistra, ma la società italiana ha ancora vivaci anticorpi.