E proprio oggi mi è venuto in mente che ho iniziato a preoccuparmi per il fatto che mio papà potesse invecchiare, ammalarsi e mancare quando facevo le medie, e mio padre quindi aveva la mia età di adesso o poco più. Si tratta di un comportamento comune nei ragazzi, lo so perché anche mia figlia condivide spesso con mia moglie e me le paure sulla nostra morte. Probabilmente il panico di veder svanire un sistema che, in condizioni normali, nella vita non raggiungerà mai un equivalente livello di perfezione (pensateci un po’: né bambini, né ragazzi, con genitori ancora giovani, a godersi tutti i benefici di questo equilibrio) ci getta nell’angoscia che la possibilità di perdere tutto non è comunque da escludersi. Poi, crescendo, il punto di origine della linea che rappresenta le priorità individuali si sposta sempre più verso il quadrante più distante da quello della famiglia, e l’ansia per i genitori torna molto dopo, in situazioni come un padre o una madre alla fine dei loro giorni, l’ingiustizia per cui alle persone a cui dobbiamo tutto o quasi viene sottratta ogni dignità di essere umano, e un pizzico di proiezione di quello che ci riserva il futuro. I gradi di separazione con la morte stanno per ridursi all’osso, e comunque stiamo sempre parlando del migliore dei casi contemplato dal naturale andamento delle cose. Quando è stato il turno dei nonni c’era ancora un insormontabile divario occupato da chi ci ha messo al mondo. Caduto anche questo baluardo, camminiamo vulnerabili su quella linea di confine che boh, quante cazzate che sto scrivendo. Perché tutto questo auto-riferirsi toglie spazio davvero al futuro, e se avete dei figli capite bene a cosa mi riferisco. Il mio impegno, e voi siete miei testimoni, è togliere d’ora in poi tutta questa importanza a delle paure che quando sarà il momento non ci saranno più per forza di cose, e seguire invece l’altro versante la cui vista si gode da quassù, tutto quel fiorire di vite, speranze, gioie, emozioni, voci e fanciullezza, piccoli che crescono, scuole da scegliere, espressioni da risolvere, successi e disillusioni tipiche dell’età dei nostri bambini, che altrimenti davvero si corre il rischio di perdere, senza possibilità di ritorno.
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