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cose da libretti: perlina numero due

Creato il 31 maggio 2012 da Aa
cose da libretti: perlina numero due AVVISO AI PESCATORI DI PERLINE: NEL SITO OVE LE PREZIOSE PUBBLICAZIONI SONO OSPITATE C'E' UN PROBLEMA DI VISUALIZZAZIONE DELLE ULTIME DUE PAGINE DEL TESTO DI PAOLO FERRUCCI: INVITO DUNQUE I CERCATORI A SCARICARE IL LIBRETTO INVECE DI LEGGERLO ONLINE, SCUSANDOMI PER L'INCONVENIENTE.
È arrivata la seconda Perlina, da prelevare e gustare qui: un piccolo racconto di Paolo Ferrucci da leggere una prima e una seconda volta per appropriarsene a fondo. A proposito delle Perline Raffaella Valsecchi, che le illustra e ne cura il progetto grafico, e io abbiamo ricevuto alcuni commenti di amici che esprimevano disapprovazione o disagio per la gratuità di queste pubblicazioni. È vero che le cose belle hanno un prezzo, e altrettanto vero che vogliamo essere pagate per il nostro lavoro, tuttavia si possono verificare eccezioni. Senza contare che a volte, di fronte alla prospettiva “inventa la collana/ /proponi all’editore/attendi la risposta dell’editore/prendi atto del fatto che l’editore non ti ha risposto/tieni in dispensa quel progetto perché l’editore non lo pubblica” uno ha bisogno di aria, e allora mette fuori quel che ha senza elucubrare troppo. Qui sotto pubblico una breve nota di Raffaella Valsecchi sull’argomento.
"Le cose belle costano. Tutte le volte che, con lo sguardo, si sceglie qualcosa in una vetrina, chissà perché – diabolica ironia – è quella che costa di più.  Ecco allora la sorpresa e, perché no, il sollievo e la genuina e infantile gioia, nello scovare ogni tanto qualcosa di bello e allegramente gratuito. Le Perline sono un dono lieve: non occupano spazio, non prendono polvere, si possono dimenticare, custodite da memorie più capaci della nostra, sono piccole qualche migliaio di bit e, virtù che è gioco di parola e promessa insieme, sono virtuali ma forse non per sempre. Hanno regalato a chi le ha scritte, a chi le ha redatte e a chi le ha illustrate rari, ma non impossibili, momenti di piacevole serenità. Perché non condividerla e non offrire ad altri la stessa chance?"

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