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Volete dei buoni motivi per mangiare fave, anche se non siete di tradizione dell’Italia Meridionale? Oltre ad essere di stagione adesso, sono molto buone, fanno bene e sono i legumi meno calorici in assoluto. Ma andiamo per ordine.
La “Vicia Faba”, la fava, cibo dei poveri per eccellenza nei tempi antichi (non avere una fava…), originaria dell’Asia Minore, è da sempre coltivata per alimentazione umana e animale. Ne esistono diverse varietà, in base alle dimensioni del seme. Oltre a quelle da orto, infatti, c’è la favetta “equina Pers” e il favino “minor Beck” per uso animale.
Un classico è fave crude e pecorino, tipico “snack” pugliese, ma cotte le fave possono essere utilizzate sia fresche sia secche, come i fagioli. Essendo private del tegumento, però, queste ultime non richiedono un precedente ammollo. Dalle fave secche bollite si ricava un puré, protagonista di un altro classico, fave e cicoria, dato che sono un ottima base all’amarognolo di questo erbaggio.
Le proteine delle fave sono qualitativamente superiori a quelle dei fagioli, ma quantitativamente meno. Sono ricche di fibre, di ferro, potassio, magnesio e vitamine (acido ascorbico) e sono quindi utilissime nelle anemie. Per contro sono potenzialmente pericolose per il sistema immunitario, in quanto in soggetti predisposti al deficit funzionale o quantitativo della glucosio-6-fosfato deidrogenasia il consumo di fave fresche può scatenare il favismo, una crisi emolitica (allergica), con conseguenze a volte serie.
Recentemente però le fave sono state protagoniste di una buona notizia: sono una fonte di levodopa, farmaco d'elezione nella lotta contro il morbo di Parkinson.
Un legume con così tante proprietà non poteva che essere oggetto di curiosità e dicerie. Come l’idiosincrasia alle fave di Pitagora, che secondo la leggenda, in fuga dagli scherani di Cilone (di Crotone), preferì farsi raggiungere ed uccidere piuttosto che mettersi in salvo attraverso un campo di fave.
Secondo la tradizione contadina, poi, è bene seminare in orto alcune fave fra le altre colture, perché arricchiscono il terreno di azoto e attirano su di loro i parassiti, secondo un metodo biodinamico ante litteram.
In ogni caso, una credenza popolare italiana afferma che se si trova un baccello contenente sette semi si avrà un periodo di grande fortuna. Quindi, preparandole, vale la pena di contare. Di questi tempi meglio non lasciare nulla di intentato! inserito da Elena Bianco
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