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Cose della Vita

Da Rimmel

“…Ci sono cose nella vita che mi sembrano più vere ed altre che mi sembrano di plastica…”

Almeno così gridava in lontananza una radio, persa chissà  dove, e dimenticata ad un volume troppo alto.

Il sole splendeva alto e caldo, l’erba sotto le mie scarpe aperte scricchiolava secca, ed i passi lenti della mia passeggiata sollevavano l’odore della campagna che stavo attraversando.

In fondo, la stretta valle portava ad un piccolo lago azzurro,  diversi stormi si alzavano e si abbassavano  ritmicamente, seguendo la brezza che soffiava delicatamente dalle vette che incorniciavano il paesaggio.

Camminare nella natura mi aveva sempre aiutato a riflettere, a pensare a ruota libera, senza soffermare la mente, ma questa volta nulla sembrava funzionare.

Lei se ne era andata, ed io, ancora non capivo il perché.

La radio che urlava, ormai era solo un sussurro di bassi senza più armonia o senso, il resto, era solo vento tra le fronde e il saluto di qualche animale notturno che non riusciva a sonnecchiare nel caldo del mezzodì.

Lei mi amava, ne ero certo, avevo avuto la fortuna di leggerlo nel profondo dei suoi occhi mentre si colmavano di lacrime nell’annunciarmi la sua uscita dalla mia vita.

I miei passi seppur lenti, mi accompagnarono alle sponde del lago, dopo aver seguito la riva per qualche metro, mi sedetti su una serie di rocce che attraversavano la sottile linea della battigia e si poggiavano nell’acqua cristallina fino ad esserne completamente circondate.

La musica della radio che fino a poco prima mi aveva accompagnato, era poco più di un semplice ricordo.

Il suo viso si sovrappose al paesaggio, la linea delle gote, il confine delineato delle labbra rosse, il profilo del naso, i riccioli che si adagiano delicatamente sulla fronte fino a nascondere l’incantevole disegno dei suoi occhi e soprattutto, ogni riflesso dell’acqua cristallina mi rammentò la luce dell’iride che si accendeva ogni volta che il sorriso nasceva in lei.

Ma Lei era andata via.

Un piccolo pesce espresse il suo amore per la vita con un bel salto e una sonora corona di spruzzi al suo rientro in acqua; l’aria si era fatta più fresca e il sole puntava sempre più diretto all’orizzonte. Ripresi a camminare.

Un piccolo sentiero di ciottoli mi condusse ad una chiesetta in cima ad un piccolo poggio; una serie di abeti facevano da sfondo ad un campanile uscito a ragione da un romanzo di Guareschi. Poco più avanti uno steccato seguiva gli ultimi metri di sentiero che portavano all’ingresso della chiesa, una struttura molto semplice un’unica navata collegata al campanile stesso e alla sacrestia nel retro. La grande porta intagliata in quercia era chiusa e quindi proseguii la mia camminata in direzione degli abeti costeggiando le antiche pietre della parete laterale della struttura; riflettei che se anche la porta fosse stata aperta dubitavo del fatto che avrei accettato di entrare.

L’emozioni dell’ultima volta che la vidi mi assalirono di colpo: un rivolo di sudore mi percorse veloce la schiena, sentii nella mia testa le sue parole tristi e risolute che mi comunicavano la sua decisione e nello stesso istante come un flash back impietoso venni catapultato nei suoi sorrisi improvvisi, nella sua allegria contagiosa e nella sua inesauribile energia che la portava a cacciarsi nei guai più assurdi. File e file di ricordi condivisi mi si affollarono nella mente e dovetti fermarmi appoggiandomi a quelle sacre pietre.

Io l’amavo e sapevo che anche lei mi amava, ma…

Il piccolo sentiero continuava la sua vita parallelo alla vecchia chiesa, e io decisi ancora una volta di seguirlo come se fosse un fiume ed io una piccola foglia portata dalla corrente. Dopo una piccola ansa mi trovai di fronte ad un piccolo cancello in ferro battuto, semplice austero e dipinto di nero, lo attraversai e seguitai a camminare.

L’erba era rasa e ordinata, avevo quasi la sensazione di passeggiare su di un tappeto. Un mazzo di rose bianche spiccava in quella distesa di verde e grigio. Mi fermai accanto al grande mazzo, mi inginocchiai…e sfiorai con le dita la grande lastra di fronte a me, seguendo come un cieco le linee che si susseguivano su di essa, lentamente, fino a formare le parole:

Per Sempre Amata, Laura 13 Settembre – 7 Novembre.


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