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Cose di Bastia che mi fanno piacere e altre che me ne fanno meno

Creato il 04 luglio 2013 da Danemblog @danemblog
Martedì il Sindaco di Bastia Umbra Stefano Ansideri, ha siglato un accordo con il Ministero dell'Ambiente per abbattere a livello locale le emissioni di CO2.
Non voglio entrare nello specifico del patto che in realtà interessa anche un'ottica più ampia, perché già è stato fatto dai media mainstream. E poi sarà probabilmente oggetto di successiva ed ampia condivisione. Almeno spero. Perché certi passaggi amministrativi meritano di essere esportati al di fuori delle aule di Giunta e Consiglio, ed essere raccontati, discussi, respirati, condivisi appunto, con tutta la cittadinanza. È oltretutto un passaggio politico, ed in vista delle elezioni ormai prossime, non credo che sindaco e giunta perderanno questa occasione. Legittimamente, aggiungo. Alla luce poi di una comunicazione che non è che sia proprio il fiore all'occhiello dell'amministrazione Ansideri, non so.
Apro un inciso: l'impatto comunicativo della giunta attuale e di molti dei politici di maggioranza è davvero debole. Mi permetto di considerarmi uno di quelli, come tanti altri sicuro, che seguono con attenzioni le vicende dell'attualità, ma tuttavia sono restato abbastanza sorpreso quando ho saputo dell'accordo. A firmare c'era Corrado Clini, ex ministro dell'ambiente e attualmente a capo della direzione generale Sviluppo Sostenibile, Clima ed Energia del Ministero. Cose così si preparano per mesi, a mio modo di vedere. Passaggi come l'accordo si discutono e si sponsorizzano, ci si fa politica. Il tecnicismo amministrativo ha ridotto il tutto ad un blitz, positivo sia chiaro, ma poco avvicinato ai cittadini. Chiudo l'inciso, poi eventualmente ci sarà modo di discuterne.
Mi compiaccio comunque: sia da cittadino bastiolo, nella speranza adesso resa più concreta di vivere in una città ancora più sana e sostenibile. Sia da uomo e padre, alle prese con una figlia tutta da crescere e sperando per lei tutto il meglio, a partire dall'ambiente in cui vive. Sia da persona attenta alle tematiche ambientali: anche se studi e approfondimenti ci hanno ormai permesso di capire che la questione emissioni sembra essere piuttosto controversa nell'articolato processo del global warming, come dire, sempre meglio andare verso la riduzione, anche perché gli aspetti legati all'inquinamento dell'aria restano fissi. Sia da osservatore critico della politica, perché al di là del processo sociologico from local to global, c'è da apprezzare il tentativo - riuscito abbastanza - di portare al centro del dibattito tematiche storicamente non proprio care al mondo dei conservatori.
Proprio su questo aspetto politico vorrei soffermarmi un po', esprimendo quelle che puntualizzo fin dal principio, sono mie personali considerazioni. La riflessione riguarda il dove si colloca il Pd su questioni del genere. Che poi sarebbe per dire, dove si colloca il Pd in genere qui a Bastia, ma altrimenti si rischia di uscire di tema.
Il fatto che il dibattito politico a sinistra, in Italia, abbia concesso poco e stanco spazio ai temi dell'ambiente è oggettivo. Di questo parlavo anche ieri su Europa, pensando alla declinazione riformista della sinistra, quella che mi è culturalmente più cara. Si sono commessi parecchi errori, lasciando che certe tematiche fossero esclusiva competenza delle posizioni più radicali. Sono state per lo più sposate soltanto come proxy elettorale. Ci si è creduto, spesso, nel limite dell'interesse. Bloccati davanti alle paure, fermi alle prime perplessità, muti difronte alle interrogazioni, spesso più inclini alla superstizione che alla scienza. Si è come al solito preferito chiudersi nella comfort zone, anziché essere chiari, dare spiegazioni, credere e difendere ciò in cui si crede - o almeno si doveva credere -, progettare per dirla in largo. Si è ascoltato, di sicuro, ma ci siamo spaventati: abbiamo traguardato sempre l'elezione successiva, miopi verso il futuro.
L'essere compagni di viaggio dell'elettorato e mai guide, ha interessato nella sinistra tante altre tematiche, e questo atteggiamento verso molte delle istanze da difendere, è costato batoste memorabili. C'era un tempo in cui tutto poteva al limite passare sotto la volta del "mezzo-gaudio" del mal comune. Che sia chiaro, che sebbene così sia stato per anni, non potrà più esserlo. La stagione che si è aperta davanti ai nostri occhi, e davanti ai nostri cuori, vedrà metodi e pensieri diversi, vedrà visioni e vedrà respiro.
Dunque il vero problema, al di là di aver tralasciato il merito delle argomentazioni, è stato l'atteggiamento con cui a certe argomentazioni si è acceduto.
Quando, per esempio, c'è stata una coordinatrice di circolo Pd, parlo di Rita Di Pasquale, che ha scelto di lasciare il suo ruolo politico per occuparne un altro - più rivolto al sociale ed alla cultura mettendosi alla guida di Riambientiamoci - se io fossi stato nei panni del segretario Pd di Bastia, avrei plaudito al gesto. Con il dovuto rammarico e il giusto distacco. Ma non mi sarei arroccato in posizioni difensive del "non ricevere critiche" (le critiche ci sono eccome!), ma avrei dato risalto al passaggio, lasciando da parte tutte le eventuali - sottolineo eventuali - controversie politiche o personali. Un'altra occasione persa, per dire. Perché al di là del giudizio sull'operato di Di Pasquale nel Pd - ognuno lo intende e non è affar mio - occorreva dare più spazio all'associazione.
Passaggio politico anche questo, al quale anni fa un esperto conoscitore dei meccanismi come Vannio Brozzi, non si sarebbe tirato indietro, ma forse quei meccanismi cominciano ad arrugginirsi. Sponsorizzare i temi che l'associazione rappresenta (che vanno oltre a quelli ambientali), farli propri, come istanza legittima, come argomento caro: riambientarsi. Lasciare da parte le questioni partitiche, sarebbe stata questa la scelta che io avrei fatto. Fosse altro poi, per "metterci il cappello sopra", come si dice in gergo. E invece no, neanche questo: la mano da James Bond che lancia verso l'attaccapanni il tribly facendo sussultare il cuore di Miss Moneypenny, deve cominciare ad avere un po' di artrite. E allora si è preferito il novecentesco atteggiamento da guerra fredda del "mi si nota più se ci sono o se non ci sono". Brozzi, che avrà avuto motivi e impegni legittimi - ma dai quali poteva anche venir meno, nel possibile, dato il ruolo istituzionale che occupa ed ha occupato (occuperà?) - ha scelto di non partecipare al festival che l'organizzazione di Di Pasquale ha organizzato di lì a poco. Ma non ha privato l'evento soltanto della propria persona, della quale c'è chi e chi no avrà sentito la mancanza. Ha scelto di non mettere a disposizione la propria figura, di non mettere il bollino di garanzia, di non condividere il tutto all'interno dell'ampio contenitore politico democrat. Scelta sbagliata, my view.
Per fortuna il soffio positivo, sta nelle altre associazioni che hanno partecipato - ad onor del vero, va detto che non è che sia stato un evento confezionato con i fiocchi, magari complice anche l'inaspettato maltempo. Su tutte penso e plaudo, come non potrei, a Libere Frequenze, che quel soffio lo diffonde nell'aria, lo fa respirare, lo instilla all'interno dei polmoni, come la prima boccata dopo un'apnea, di cittadini ormai stanchi e stufi delle solite beghe.
Continuo a pensare che a Bastia serva davvero di riambientarsi. Facciamolo presto, perché ci stiamo disadattando.


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