La voce roca della signora del piano non so, invcecchiata dal fumo delle troppe sigarette di pessima qualità e di molto catrame. La bambina, ora lo so perché ho visto le tutine rosa e ogni tipo di indumento rosa minuscolo e lezioso eppure pacchiano, la bambina che avrà sicuramente le orecchie già bucate da orecchini d’oro troppo pesanti ma regalo di battesimo e quindi imprescindibili anche a due mesi, la bambina del quinto piano che piange sempre, piange costantemente e non smette mai. Piange perché forse avrà male alle piccole orecchie bucate, piange perché è in cattività confinata al quinto piano, piange perché la sua giovane madre grida più di lei per farla chetare. E lei piange e la mamma le dice gridando “eeeh no e su e no le bimbe belle non piangono e no e oh e oh”. E lei piange e la mamma grida, e lei piange e la mamma grida.
La signora seduta sempre nella stessa posizione, vicino alla finestra mentre guarda la sua televisone gigantesca a tutte le ore del giorno, mi saluta come se fosse mia nonna e se potesse prendermi e mettermi seduta sul centrino di macramè che ha sulla cassettiera vicino al letto, lo farebbe per potermi dire mentre mi spolvera “come siete bella signurì”. Poi però per strada quando mi vede poche centinaia di metri più in là del suo basso non mi saluta perché non mi riconosce. E un po’ ci rimango male.
I tacchi della vicina sempre di fretta, sia quando esce ma soprattutto quando torna. Come si fa ad essere di fretta, sempre, anche quando torni?
E’ che l’estate anche se archiviata socialmente è ancora qui a reclamare attenzione e regalarci rumori nuovi che arrivano dalle finestre ancora aperte, pomeriggi che partono coi succhi di frutta più che altro per non ordinare alle 4 uno sprizt, che non siamo mica a Venezia, fino alle 6 quando S. mi guarda e dice “Ora è l’ora giusta”; cene su terrazzi belli, giocando alla città normale e fumando tanto tra un piatto e l’altro col bicchiere sempre pieno.
Mia madre mi chiama per dirmi che il mare di settembre addirittura anche di domenica è bello.
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