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Per qualche strana ragione mi è finito tra le mani il nuovo fichissimo MacBook air pro slim fit new look fat boy OS 1936,27 o come si chiama lui, a sostituire il glorioso scassone che ormai da cinque anni mi accompagnava (e, a dir la verità, funziona ancora abbastanza bene). Vorrei poter dire che finalmente avere un portatile mi aiuterà a postare un po' di più, invece di una volta ogni allineamento multiassiale galattico geocentrico del sistema solare intero. Ma non lo dico, ché tanto non ci credo troppo neanche io.
BTW, ho un bel po' di cose interessanti da condividere con voi:
1) Ho letto Delux, come i grandi marchi hanno spento il lusso, di Dana Thomas. Il libro è la bibbia di ogni consumatore che vuole essere consapevole senza essere fricchettone, che, a patto di sapere cosa compra, è ben lieto di andare a dilapidare il patrimonio nelle vie del lusso. Me, in sostanza. La lettura è velocissima (io l'ho finito in 3 giorni, nonostante non sia trasparente) perché lo stile è fluido e piacevole. Naturalmente ci sono i suoi difettucci: la traduttrice, che non deve essere troppo addentra al mondo del lusso, ha commesso qualche errore (foulard, in inglese scarf, tradotto come Sciarpa; outlet, che in inglese indica anche un normale punto vendita, translato indiscriminatamente in italiano così com'è, nonostante nella nostra lingua abbia ben altro significato), e il fatto che sia stato scritto nel 2007 lo rende un po' datato.
Comunque vengono raccontati un sacco di fatti interessanti (la polarizzazione LVMH-PPR/Kering, il mondo dei profumi a Grasse...) e, buttate lì, con nonchalance, tutte le nefandezze delle maison. La scrittrice non critica il mondo della moda dall'esterno, è una nostalgica che guarda impotente il lusso venir demolito dalle grandi case, poche (Hermès, Chanel) escluse. Ogni tanto, anzi, questo punto di vista può apparire irritante, come quando viene liquidata in poche righe una grossa accusa di evasione fiscale (per chi lo leggerà, mi riferisco alle pagine su Daslu), ma merita, per approfondire temi che qui abbiamo trattato in lungo e in largo. Consigliato.
2) Oggi sfogliavo una rivista, quando mi sono trovato davanti una bella pubblicità a due facciate di Saint Laurent Paris (sic!). Voltata pagina, mi ritrovo l'advertising di una qualche diavoleria per il make-up firmata Yves Saint Laurent. Attimo di confusione. Rigiro la pagina e torno indietro: Saint Laurent Paris, foto in bianco e nero, font bruttino e minimalista. Rigiro e torno avanti: Yves Saint Laurent, foto a colori, fort lezzoso a cui eravamo abituati nel pre-Slimane. Mi sono effettivamente ricordato che il settore cosmesi manterrà, almeno in questi primi tempi, il vecchio nome, logo etc. La domanda, però, sorge spontanea: ma non si crea confusione nella clientela, così? Non penso soprattutto alle clienti di Saint Laurent che si ritrovano davanti i cosmetici di Yves Saint Laurent: non penseranno che siano prodotti vecchi? Non creerà (o crea già) in loro smarrimento? O, al contrario, il mantenere il vecchio branding tranquillizzerà le clienti? E in tal caso, questo scollamento non annullerà tutta la visibilità che il settore della cosmesi dà ai grandi brand? Slimane aveva intenzione di riposizionare YSL/SLP/SL/YSLP (Arghhhhh! Confusione!) verso l'alto? Se è così, non mi sembra ci stia riuscendo troppo bene. Ma ho il caos in testa. Non lo capisco, e la cosa mi irrita.
3) Da Valentino si parla di aprire una scuola di Haute couture. Se così fosse, sarebbe fantastico (al diavolo economia, vado a diventare manine di fata!). Sommiamo questo alle nuove iniziative di Armani per i giovani talenti e alla riforma della Camera della moda. E' come se, improvvisamente, i big della moda nostrana si fossero svegliati e avessero pensato: "Uh guarda, c'è la crisi, il made in Italy soffre, nessuno supporta i giovani designer, perché non facciamo tutti insieme qualcosa!?". E giù con le iniziative lodevoli. Che dovrei pensare? Siamo di fronte a una svolta nel modo di fare e di pensare? Ohibò!
Ps.: A proposito di artigianalità, domani continuano le "Journèes particuliers" di LVMH, in cui le varie maison aprono i loro atelier d'eccellenza (gli ordini particolari ad Asniers di Vuitton, l'Haute Couture di Dior ad av. Montaigne...). Secondo me meritano, io, causa scuola, sono rinchiuso in casa ad ascoltare Notte prima degli esami senza vedere la luce del sole da qualche giorno, ma ve le consiglio. Qui avete il programma, per chi è a Roma è aperto il laboratorio di Bulgari a Via Condotti, il Palazzo Fendi e, sempre per Fendi, c'è una sorta di mostra ad hoc al MAXXI. Enjoy!
da fashionbeyondfashion.wordpress.com
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