Cose semplici e banali

Creato il 29 aprile 2012 da Elettra

Ad aprile niente è più banale che decidere di andare a correre (capirai l’estate è praticamente domani e oggi ero già con le gambe nude), però c’è quella frenesia che spinge a cercare qualcosa di decente da poter indossare per non essere né troppo appariscente né decisamente malvestita, a rimettere le scarpe da ginnastica portate a Napoli qualcosa come quasi tre anni fa, tra l’altro non indossate da parecchio tempo come testimoniano la relativa poca vecchiaia di materiale ma la altissima vecchiaia estetica. In una parola: brutte.
E’ la frenesia, dicevamo, ad essere un po’ meno banale del semplice pensiero “c’è il sole, vado a correre”, perché senti di doverlo fare, di doverti un segno laddove per segno intendiamo quella smania martellante di dover lasciare tutto e uscire, senza pensarci molto, praticamente senza pensarci proprio. Tempo di reazione: minuti 10. Più che altro impiegati a trovare una maglia adeguata.
I vari “e se non ce la faccio? Da quando non mi muovo con delle scarpe da ginnastica ai piedi? E se svengo e se mi sento male? E se mi rubano il telefono su Via Marina e se mi fermo su Via Marina e muoio immediatamente per la spazzatura e per lo smog senza neanche aver visto la curva di Santa Lucia?” sono pensierini apocalittici che provano a scoraggiare il cervello per poco: uno sticazzi a passo veloce per abituare il fiato e passa la paura.
Correre e camminare, un po’ più camminare e poi correre. Castel dell’Ovo, il sole, le famiglie, i mariti col il giubbotto leggero legato in vita qualche passo più indietro rispetto alle mogli che parlano con le altre mogli. Respira, inspira. Non è così male. Lo iodio, l’odore del mare.


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