Alcune delle firme falsificate. ph. Valentina CoscoAlcune delle opere sequestrate. Ph. Valentina CoscoAlcune delle opere sequestrate. Ph. Valentina CoscoAlcune delle opere sequestrate. Ph. Valentina CoscoAlcune delle opere sequestrate. Ph. Valentina CoscoAlcune delle opere sequestrate. Ph. Valentina CoscoAlcune delle opere sequestrate. Ph. Valentina CoscoFirma Falsificata di “Schifano”. Ph. Valentina CoscoIl C.te del Nucleo Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale di Cosenza Magg. Raffaele Giovinazzo e il Sostituto Procuratore di Lamezia Terme Dott.ssa Rossana Esposito. ph. Valentina CoscoIl C.te del Nucleo Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale di Cosenza Magg. Raffaele Giovinazzo ph. Valentina CoscoIl falso timbro per l’autentica delle opere. ph. Valentina CoscoUn momento della conferenza stampa. ph Valentina CoscoUn momento della conferenza stampa. ph Valentina CoscoFoto Valentina Cosco
Francesca Cannataro - Duecentotrentadue dipinti, di vari artisti contemporanei quali: Renato Guttuso, Eliano Fantuzzi, Mario Schifano, Sergio Scatizzi, Enotrio Pugliese ed altri ancora, il cui valore ammonta ad oltre ottocento mila euro. È questo quanto hanno sequestrato i carabinieri del Nucleo Tutela Patrimonio Culturale di Cosenza. Opere che venivano commercializzate sui canali telematici. Si chiama operazione “Ginestra” l’importante attività svolta dai militari del nucleo speciale dell’Arma comandato dal Maggiore Raffaele Giovinazzo che ha portato alla scoperta di una vera e propria centrale del falso d’arte in Calabria.
Le opere abilmente contraffatte venivano commercializzate, tramite piattaforma informatica, su tutto il territorio nazionale, accompagnate dalla produzione di falsi certificati di autenticità. Le indagini, avviate alla fine del 2011, sono state coordinate dalla Procura della Repubblica di Lamezia Terme nella persona del Sostituto Procuratore Dottoressa Rossana Esposito. Tutto ha inizio a seguito di un’attività di monitoraggio del sito “ebay”, ginestra era proprio il nickname utilizzato dal soggetto indagato per commercializzare in internet le opere.
Tra le tante attività condotte dai militari del Tpc vi è anche un attento controllo della commercializzazione telematica, ormai nuova frontiera anche per il traffico dei beni culturali. All’attività di monitoraggio, a seguito dell’attività investigativa, si è passato poi alle perquisizioni nella casa del soggetto dove sono stati rinvenuti tutti gli strumenti necessari alla contraffazione. Uno scanner, pennelli, colori, smalti e anche certificati di autenticità in bianco. Si è poi risalito agli acquirenti delle opere, certificate poi a seguito di una serie di expertise fatte condurre dai militari dell’Arma come false.
Circa sessanta sono state le persone che incautamente, e loro malgrado, si sono trovate ad acquistare in tutta Italia tali “opere d’arte” tra la fine del 2010 e la fine del 2012. Al soggetto, denunciato a piede libero, sono stati contestati i reati di contraffazione, di cui all’articolo 178 del Decreto Legislativo 42 del 2004, e a seguito delle denunce esposte da alcuni degli ignari acquirenti, anche quello di truffa di cui all’articolo 640 del codice penale. (Francesca Cannataro)