Così è la vita…riflessione su Kurt Vonnegut e il suo libro

Da Loredana V. @lorysmart

Sono curiosa, specie di carta stampata. Per farla breve, se qualcuno seduto accanto a me, in tram, sulla metro o dal dentista, legge qualcosa, non ho pace fino a quando non mi rendo conto di cosa stia leggendo. Così ho raccolto l’invito del Masticone, ho comprato Mattatoio N.5 ed ho iniziato a leggerlo anche se con un po’ di sospetto.

Avevo già letto Ghiaccio 9 e non mi era piaciuto. Diverso dal solito lo stile, diversa l’impostazione, non da romanzo tradizionale. Sapevo quindi quello che mi aspettava. Però ho deciso di sgombrare la mente dai pregiudizi ed ho iniziato.

Libro strano, e questo l’avevo messo in conto, destrutturato, scandito dai passaggi spazio-temporali del protagonista, un succedersi di eventi apparentemente senza alcun nesso logico.

Non è una denuncia contro la guerra in se stessa, ma contro l’assurdità della guerra. E’ anche una visione particolare dello spazio e del tempo, ridotti a meri concetti. Ciò che è ora, è stato e sarà sempre, la vita è un cerchio infinito, non ha inizio, non ha fine. Anche chi muore, non è morto, perché vive altrove, in un’altra dimensione. E’ anche una riflessione sulla nostra capacità di scelta, che non esiste, non può esistere perché tutto è già preordinato, ed è inutile cercare di cambiare quello che è e che sarà, siamo solo spettatori e non fautori degli eventi che si succedono.

Un protagonista che più antieroe non si può, partendo dall’aspetto fisico, alto, gracile, goffo, vestito – durante la prigionia – in maniera perfino pagliaccesca, concludendo con la sua vita piatta ed uniforme, senza emozioni, apatico nei confronti di quanto gli succede intorno, per quanto strano possa essere (o apparire), perché consapevole dell’ineluttabilità del destino e dell’impossibilità di cambiare quello che sarà anche se ne è preventivamente informato, grazie ai suoi “salti” temporali nel futuro (sempre che questi “viaggi” non siano frutto di allucinazioni conseguenti all’incidente di cui è rimasto vittima). Vita piatta, monotona, dunque, tranne per il periodo trascorso durante la guerra. Quei personaggi di contorno, i compagni di prigionia, i familiari… Tutti piatti, tutti assurdi nella loro normalità. Quell’accenno fantascientifico ad un altro mondo, con altre dimensioni, che noi non siamo in grado di percepire e l’invito degli alieni a ricordare solo le cose belle dell’esistenza, tralasciando il resto. Quei paradossali viaggi nel tempo che alternano episodi importanti, la guerra, il matrimonio, l’incidente in cui resta ferito, il bombardamento, con altri episodi insignificanti, senza nessuna valenza.

E la distruzione di Dresda.

Nel febbraio del 1945, la notte tra il 13 ed il 14, inglesi ed americani effettuarono congiuntamente un bombardamento a tappeto della città con bombe sia tradizionali che incendiarie, causando un numero altissimo di vittime tra i civili. Venticinquemila case distrutte su un’area di 15 chilometri quadrati. Per lungo tempo non si poté accertare l’esatto numero dei morti, (Vonnegut ne accredita 135mila, ma successive indagini ridussero la cifra a 22/25mila) molti dei quali arsi vivi dalla cosiddetta “tempesta di fuoco”, fenomeno causato dallo scontrarsi dell’aria fredda con quella calda. Molte immagini infatti riportano corpi anneriti dalle fiamme e carbonizzati, più simili a tronchi che ad esseri una volta umani.Un massacro oltretutto inutile, perché la città, a differenza di Amburgo e Duesseldorf non ospitava fabbriche ed opifici, ma anzi era stata dichiarata “città aperta” per il suo alto valore artistico. 

La città l’ho visitata nel maggio 2009, scrivendone anche sul blog (categoria Viaggi – vari interventi), ho visto le chiese e i palazzi ricostruiti, utilizzando in parte i ruderi anneriti, con uno strano effetto a scacchiera. Ancora oggi è un immenso cantiere, (dopo anni di inerzia sotto il regime comunista) con scavi profondi, impalcature, operai. Lavori eterni per farla ritornare la “Firenze sull’Elba”. E questo nulla toglie non solo all’atrocità ma anche all’inutilità della guerra, allo sterminio di civili, ma anche di militari che combattono in nome di cosa? E noi, che a conflitto terminato, come pazienti formiche, riprendiamo a costruire un qualcosa che, in un altro tempo, verrà nuovamente distrutto senza accorgersi che siamo solo “insetti intrappolati nell’ambra”.

Nota al filmato da You tube”… Vonnegut trovò nella casa degli ospiti un’atmosfera meno accogliente del previsto. La moglie dell’amico non sembrava affatto entusiasta del suo progetto di scrivere un libro sul bombardamento di Dresda e sulla guerra. ” Fingerà che eravate degli uomini “, disse,” anziché dei bambini, e poi ne tireranno fuori un film recitato da Frank Sinatra e da John Wayne o da qualcun altro di quegli sporchi vecchioni che vanno pazzi per la guerra. E la guerra sembrerà qualcosa di meraviglioso, e così ne avremo ancora un bel po’. E a combatterle saranno dei bambini”" Dall’introduzione di Vincenzo Mantovani del romanzo Mattatoio n. 5 o La crociata dei Bambini (Slaughterhouse-Five; or, The Children’s Crusade: A Duty-Dance With Death) di Kurt Vonnegut del 1969.Nel 1972 è stato fatto un adattamento cinematografico del libro, il film Mattatoio 5 per la regia di George Roy Hill, ricordato anche per la colonna sonora d’eccezione: Glenn Gould che esegue musiche di Johann Sebastian Bach. In questo spezzone Glenn Gould suona al piano forte, il 3. movimento del Concerto per clavicembalo no. 3 in Re maggiore, BWV 1054.



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