Così l’Italia può finire nel mirino delle agenzie di rating Mauro Bottarelli

Creato il 22 settembre 2010 da Artigianauta
......................Non a caso, mentre qualcuno semina il panico, qualcun’altro ammette che il peggio è passato e che i piani di austerity saranno sufficienti: Goldman Sachs, Hsbc e Societe Generale, infatti, invitano a comprare securities greche. Il problema è che l’eurozona ha creato un mostro, un Leviatano che se permetterà a Grecia, Portogallo e Irlanda di ristrutturare il loro debito, rischia di contagiare la Spagna e da qui l’Italia. Qualcosa in Europa si sta rompendo ed è esattamente ciò che vogliono gli strati intermedi dell’amministrazione Usa, precisamente la componente più conservatrice del Dipartimento di Stato. Non è un caso, infatti, che nel silenzio totale l’ex ministro delle Finanze britannico, Alistair Darling, abbia lanciato un attacco senza precedenti contro la Germania, colpevole a suo dire «di aver salvato la Germania creando così un danno permanente all’euro».
Parlando alla Konigswinter Conference, Darling ha chiaramente detto al ministro Rainer Bruederle che «la Germania ha completamente fallito nella sua missione di responsabilità come leader dell’eurozona. La riluttanza verso un intervento rapido avrà conseguenze per il futuro del blocco politico europeo». E non depone a favore di una partnership felice nemmeno il duro monito della Fsa, l’ente regolatore della City, verso l’Ue: non pensiate di poter mettere il becco su quanto accade a Londra attraverso la nuova legislazione sui derivati. Insomma, la capitale britannica ci tiene alle proprie dark pools e visto che, calcoli alla mano, Basilea 3 faciliterà la vita alle grandi banche, potete ben capire quale futuro ci attende: con gli istituti mondiali ancora strapieni di carta straccia, c’è poco da parlare di aumento della ratio di core tier 1, dilazionata com’è nel tempo, poi.............
...........Altra opzione molto gradita, quest’ultima, al Dipartimento di Stato, impegnato alacremente in questa opzione in stile 1992 per garantire al Belpaese un governo tecnocratico gradito alle elites conservatrici d’Oltremanica. La centrale operativa di questa operazione è sempre la stessa, ragionate bene su nomi e mosse dei protagonisti di questa estate torrida e capirete da soli quale sia (non pensate a Gianfranco Fini, la sua è stata soltanto la dinamo di un meccanismo più grande).
Non sarebbe la prima volta, potrebbe essere l’ultima. Le società di rating, emanazione finanziaria del governo parallelo Usa, sono pronte al nostro downgrade quando la crisi debito sovrano Ue entrerà nella sua fase più critica il mese prossimo: per fermarlo, c’è un prezzo politico da pagare. Ora.

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