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Così la Chiesa scende a patti con la criminalità

Creato il 03 luglio 2013 da Plabo @PaolaBottero

La ‘ndrangheta davanti all’altare. Così la Chiesa scende a patti con la criminalità

la 'ndragheta davanti all'altare la ‘ndragheta davanti all’altare il testimone silenzioso il testimone silenzioso Stop'ndrangheta Stop’ndrangheta sabbiarossa ED sabbiarossa ED l'evento del 10 settembre 2012 l’evento del 10 settembre 2012

Sappiamo come la ’ndrangheta è entrata nei gangli della società civile, passando perpolitici compiacenti, entrando nelle istituzioni, controllando appalti e business economici. Sappiamo come si è diramata ovunque, spingendosi oltre i confini calabresi, arrivando a Milano, Bardonecchia, in Liguria, in Piemonte, e ovunque si profilasse la possibilità di fare affari.

Conosciamo molti nomi di rappresentanti delle amministrazioni locali, delle forze dell’ordine, della magistratura, che hanno permesso al virus della ’ndrangheta di diffondersi ovunque. Sappiamo anche – ormai con una certezza pressoché assoluta – che la ’ndrangheta ha superato gli oceani, per creare vere e proprie cabine di regia dall’Australia agli Stati Uniti, passando per il Canada e per altri Stati. La letteratura in materia è più che abbondante, e si unisce alle migliaia di pagine che accompagnano ogni processo.

Molto meno si sa dei rapporti tra la ’ndrangheta e la Chiesa. Talvolta esce una notizia, qualcuno la fa girare, ma non è stato approfondito il perché – e come – i boss delle ’ndrine cerchino una sponda continua con le istituzioni ecclesiastiche. E con una fede che ha una declinazione tutta propria. Eppure i rapporti con la Chiesa rappresentano un passaggio fondamentale della vita interna alla ’ndrangheta.

Ecco perché dopo aver raccontato, con Alessandro Russo, gli esempi positivi della Calabria, quelli che senza targa (questo il titolo del viaggio nella buonavita di Calabria uscito a luglio 2012 per sabbiarossa EDIZIONI) sono veri e propri “apostoli di buonavita”, abbiamo deciso di approfondire con archivio Stop’ndrangheta la parte che in molti preferivano non toccare: i rapporti con la Chiesa. Siamo partiti organizzando un convegno provocatorio a Reggio Calabria, nel cuore dei festeggiamenti dellaMadonna della Consolazione, dal titolo chiaro e secco: “la ’ndrangheta davanti all’altare”. Abbiamo schierato la Chiesa che resiste, abbiamo parlato di quella che si volta dall’altra parte, quando addirittura non scende a patti.

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Poi abbiamo iniziato a raccogliere materiale, per dare un seguito a quella prima serata, ed è nato un nuovo libro. Il primo che raccoglie tutti i fatti. Il primo libro su cosa dovrebbe essere e cosa troppo spesso diventa la Chiesa. Il primo libro che si fa domande “sacre”. Il primo libro che trova risposteMeno sacre.
Inaugura la collana IMPRONTE di sabbiarossa ED, la ’ndrangheta davanti all’altare, di Romina ArenaPaola BotteroFrancesca ChiricoCristina RisoAlessandro Russo con i contributi di Giuseppe Creazzo, don Pino Demasi, don Giacomo Panizza, don Ennio Stamile.

Un percorso intenso e complessivo che parte dal bisogno della ’ndrangheta di trovare sponde religiose ed esamina, in modo completo, dove, come e quando le ha trovate. Dalla storia dell’uomo mitra alla benedizione papale a due sposi dei clan, dall’Affruntata al ribaltamento del senso dell’onore, dall’obbligo alla fedeltà ai confessionali, dalle tonache che nascondono pistole a quelle che non rispettano il voto di castità. Ma il libro offre anche il “contraltare”, analizzando dove, come e quando dietro all’altare ci sono no secchi e definitivi. L’esempio di don Italo Calabrò è il primo, ma tanti altri ne sono seguiti. Sono quelli che restituiscono un senso e una speranza al valore alto di coraggio e di fede. Li troverete nelle luci che cercano di offuscare le ombre raccontate all’interno del libro.

E a proposito di luci e ombre. Anche questa cover, come quelle di ogni titolo di sabbiarossa, è un’opera d’arte. L’ombra di un uomo che spara, dalla parte opposta lafigura immacolata di S. Michele Arcangelo, che blocca il proiettile con la sua lancia: un acrilico su tela di Caterina Luciano, dal titolo “Luce/Buio”, che sintetizza al meglio i contrasti interni al libro.

“Nel coraggio dei suoi pastori la gente ritrova il suo coraggio” diceva don Italo Calabrò. Cosa succede quando i confini tra Chiesa e ’ndrangheta diventano così labili da mescolarsi e confondersi? Cosa succede se accanto alla Chiesa che resiste c’è un’altra Chiesa, che si volta dall’altra parte? Parte da queste domande il percorso articolato declinato nel libro, inserendo nei dieci comandamenti i troppi esempi in cui la ’ndrangheta si è presentata davanti all’altare, e nessuno l’ha cacciata.

[resto al Sud]


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