
“Non ho mai creduto che un solo ritratto possa determinare un soggetto, ma credo in una pluralità di immagini che testimonino la complessità della vita.” Non a caso la citazione di Nan Goldin ben si presta a mettere a fuoco il perno della riflessione per immagini di Samuele Pellecchia che propone il terzo step di Close to Me. Serie fotografica intima che, tra pubblico e privato, mette insieme frammenti di vita apparentemente disconnessi.

Avvalendosi dell’acqua come filo conduttore e di un rigoroso bianco e nero, utilizza il corpo come strumento evocativo per un viaggio interiore che procede per associazione e accumulazione di immagini, nel tentativo di cogliere il caos esistenziale così come si presenta, senza filtri né interventi successivi, con assoluta naturalezza nel bloccare pose e movimenti, nel catturare frazioni di vita e restituirle con poesia.
La sua è un’operazione introspettiva che scaturisce da viaggi, incontri e foto d’epoca scovate nei mercatini che vanno a costituire un archivio dove attingere a seconda delle necessità. Con le immagini di ieri definisce storie di oggi: vita, morte e sesso sono motivo di ispirazione per l’artista e di riflessione per lo spettatore che s’immerge in un percorso emozionale dove dissolvenze, sfocature, esplosioni ed implosioni scavano nella più cruda realtà.





