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Così parlò la Corte

Da Tycooko
Così parlò la CorteDopo un colpevole silenzio di diversi mesi, indottomi da un periodo privato difficile e da disamore e disillusione verso il movimento GLBT italiano, rieccomi qui tra le pagine del blog per tornare a parlare di temi di attualità che riguardano (anche) gli individui gay, lesbiche, bisessuali e transgender.
So che la notizia è ormai vecchia di tre mesi, ma vorrei tornare sulla questione del pronunciamento della Corte Costituzionale in merito al matrimonio civile esteso anche alle coppie omosessuali in Italia. Se non dessi anche il mio punto sulla questione, sentirei di aver lasciato indietro un argomento importante.
Come detto, sono passati tre mesi dal 14 Aprile di quest'anno quando la più alta Corte dello Stato si è espressa sulla legittimità costituzionale del matrimonio non solo come baluardo eterosessuale a seguito di alcune azioni legali congiunte di Rete Lenford e Certi Diritti.
Mi preme sottolineare solo i punti in cui la Corte ha espresso la propria libera, personale e precisa opinione sull'argomento. Copio dal testo della sentenza:
In sostanza, l’intera disciplina dell’istituto, contenuta nel codice civile e nella legislazione speciale, postula la diversità di sesso dei coniugi, nel quadro di «una consolidata ed ultramillenaria nozione di matrimonio»
questo perché
il legislatore non si è posto il problema del matrimonio omosessuale.
Ciononostante
per formazione sociale deve intendersi (...) anche l’unione omosessuale (...) cui spetta (...) il riconoscimento giuridico con i connessi diritti e doveri.
Si deve escludere, tuttavia, che l’aspirazione a tale riconoscimento (...) possa essere realizzata soltanto attraverso una equiparazione delle unioni omosessuali al matrimonio.
Ragion per cui
spetta al Parlamento, nell’esercizio della sua piena discrezionalità, individuare le forme di garanzia e di riconoscimento per le unioni suddette, restando riservata alla Corte costituzionale la possibilità d’intervenire a tutela di specifiche situazioni
in cui
sia riscontrabile la necessità di un trattamento omogeneo tra la condizione della coppia coniugata e quella della coppia omosessuale, trattamento che questa Corte può garantire con il controllo di ragionevolezza.
In parole povere, la Corte ha chiarito che , per "matrimonio" le norme attualmente vigenti intendono "unione tra un uomo e una donna", ma che no, questo non avviene perché un altro tipo di matrimonio violerebbe i principi della Costituzione (sarebbe cioè "incostituzionale"), ma semplicemente perché al tempo in cui la Costituzione fu scritta il legislatore non si pose questo problema (non lo conosceva ancora).
Dato che le coppie omosessuali possono avere diritti anche senza recarsi in Comune davanti ad un ufficiale di Stato a rappresentare tutta la cerimonia prevista per il matrimonio civile, il Parlamento può prendersi la libertà di decidere in quale forma riconoscere questi diritti a tali coppie (diritti che il Parlamento deve riconoscere). In caso di qualche disparità rilevante tra coppie eterosessuali coniugate e coppie omosessuali, la Corte si riserva di colmare e correggere tali disparità.
Ok, diciamolo: se ne sono un po' lavati le mani, ma riassumere così questo evento storico è a dir poco capzioso.

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