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Cosimo Sponziello, l’uomo, l’artista

Creato il 18 maggio 2011 da Cultura Salentina
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L'artista tugliese Cosimo Sponziello (1915-2005)

“Cosimo Sponziello. L’uomo, l’artista” è il titolo di un quadernetto dedicato al fotografo e pittore tugliese Cosimo Sponziello, morto il 7 marzo 2005, ricordato recentemente nella sua città natale in una serata commemorativa a cura di Luigi Scorrano, profondo conoscitore ed amico dell’artista, Antonio Lucio Giannone, dell’Università degli Studi di Lecce, e Massimo Melica, Presidente del Gruppo “Incontri”.

Cosimo Sponziello: un ritratto cordiale dell’uomo e dell’artista. La sua voce. La voce dei suoi Maestri. Quella degli amici. Delicatezza e forza d’una pittura nata nel Salento, maturata nel fervore culturale del secondo dopoguerra. Una pittura ancora da scoprire. O da rileggere. Per farne storia

così si legge nella quarta di copertina dell’opuscoletto in parola, realizzato dall’Associazione culturale “Incontri”. Sponziello, nato a Tuglie nel 1915, da padre salentino e madre lombarda, dopo essersi dedicato per un certo periodo all’attività di fotografo in quel di Gallipoli, nel 1941 si trasferisce a Milano dove segue la sua vera vocazione, cioè la pittura, frequentando la Scuola degli Artefici ed entrando subito nel vivo e attivissimo mondo della pittura lombarda, quella dei Carrà, Lilloni, Tosi, Cantatore, Cascella, ecc. Tornato in Salento nel 1943, consegue da privatista il diploma di licenza della Scuola D’Arte “G.Pellegrino” di Lecce. Suoi maestri furono Gino Moro, a Milano, e Vincenzo Ciardo nel Salento. Dalla pittura del Ciardo, nella sua visione del Salento, Sponziello è fortemente influenzato nella prima parte della  carriera, distaccandosene poi, man mano che conquistava una propria cifra stilistica e personale. Dei rapporti di Sponziello col maestro Ciardo si è occupato Luigi Scorrano nel suo Cosimo Sponziello salentino a Milano (in “Nuovi Orientamenti Oggi”, n.106-111 del 1988). Ben presto, Sponziello si trasferisce a Milano, dove si dedica all’insegnamento, prima presso il Liceo Artistico di Monza e poi presso l’Accademia di Brera, Indirizzo Artefici e Scuola libera del Nudo. Dei rapporti fra Sponziello ed i principali animatori  di quell’importante stagione culturale verificatasi in Puglia fra gli anni Quaranta e gli anni Cinquanta, ci ha dato testimonianza Antonio Lucio Giannone nel suo bel saggio  L’itinerario pittorico di Cosimo Sponziello. La strada del timo e del pettirosso (il cui titolo è mutuato da una celebre opera dell’artista), apparso sulla rivista “Sud Puglia” 3, del settembre 1992. Ecco allora, che Giannone riporta le parole del Ciardo sull’allievo Sponziello, e poi  i rapporti del pittore, salentino-milanese-salentino, con Paolo Lino Suppressa, testimoniati da un proficuo scambio di lettere fra i due, e  con Vittorio Bodini che, nel 1950,

tracciando un panorama delle arti e delle lettere pugliesi, lo cita come uno dei migliori paesaggisti pugliesi: ‘Due paesaggisti delicati ha la provincia, verso il Capo di Leuca: sono Cosimo Sponziello, un discepolo di Ciardo, con un suo esile filo di poesia, e Luigi Gabrieli’.

Molti i premi vinti nella sua carriera e le manifestazioni nazionali nelle quali lo Sponziello si impone. Sponziello ha rappresentato, seguendo le sue stesse parole, “la vera poesia del Salento”, quella che gli aveva fatto scoprire Ciardo, in opere come Calda luce al tramonto in estate,  Salento, campagna in autunno, Dalla mia finestra, in marzo, Luce d’inverno, in cui c’è una forte, intensa e calda policromia e mai personaggi in carne ed ossa. Sponziello lascia che sia il paesaggio a parlare della storia di una terra, la sua terra madre, e di un popolo, come in Salento: profili e memoria o in Un pomeriggio d’autunno.

Nella Presentazione al Catalogo della importante mostra antologica che il comune di Tuglie dedicò all’artista nel 1983, Luigi Scorrano scrive:

L’impianto dell’opera s’è, con gli anni, irrobustito e la delicatezza di un tempo è rimasta come la memoria d’una malinconia storica: quella che per ‘inventare’ il suo Sud, ha portato altrove, con la sua vita, ciò che portano tutti coloro che s’allontanano: il bagaglio caro, ma talvolta amaro, della propria speranza.

Nella Presentazione del Catalogo della mostra “I sogni della luce” che, nel 1998, il Comune di Sannicola dedicò all’artista, il prof. Franco Ventura, che ne fu il curatore, scrive:

“Eccoci a ‘I sogni della luce’ di Cosimo Sponziello. E’ un vero sogno di luce, infatti, quello che questa sera tutti accarezza ed avvolge. Il continuo e sapiente smaterializzarsi del segno-colore fa memoria, luce, atmosfera dell’oggetto-paesaggio-persona raffigurati. L’artista vince la materia. Questa non oppone più resistenza alla sua volontà creativa. I colori sono quelli dell’anima. Occorrono anni ed anni di accurata ricerca, ma più ancora di folgoranti intuizioni compositivo-espressive per farli vibrare sulla tela così come sono sedimentati nell’anima”. Il silenzio dei suoi paesaggi si fa intenso, vibrante, è un silenzio carico di significati, di aspettative, e sul paesaggio spesso scarno, brullo, incombono sempre dei cieli immensi e intensi: a volte nebulosi, dai quali si apre uno squarcio di luce, a volte invece luminosissimi, con qualche nuvoletta minacciosa. I suoi paesaggi, comunque, che si ripetono apparentemente uguali ma presentano invece infinite minime variazioni, sono sempre intrisi di grande emozione e di ricordi, come tutta la critica specializzata ha sottolineato, a partire da Raffaele De Grada, che ha visto nella “romantica” pittura di Sponziello la somma del “postimpressionismo vibrante di Ciardo e del fauvismo delicato, signorile di Gino Moro”.

Il quaderno presentato a Tuglie e curato dal prof. Scorrano riporta il giudizio dei critici che hanno scritto sullo Sponziello, come Vincenzo Ciardo (dalla Presentazione della “Mostra personale del pittore”, tenutasi a Lecce nel 1947), Lino Paolo Suppressa (da Libera Voce del marzo 1947), Vittorio Bodini (da Lettera pugliese, in “Panorama dell’arte italiana”, Lattes 1951),  Raffaele De Grada (dalla Presentazione del catalogo “Il mio Salento” del 1987), lo stesso A.L. Giannone (dal già citato La strada del timo e del pettirosso), Toti Carpentieri (da Il grigio e la luce, Quotidiano del 20.8.1983), Piero Antonio Toma (da Il passo della calandra, Napoli 1993) e Franco Ventura (dalla Presentazione della Mostra  I sogni della luce,  Sannicola 1998). L’ultima parte del quadernetto offre anche il ricordo dello Sponziello da parte dei suoi allievi, soprattutto pittori milanesi.

Una foto davvero eccezionale, realizzata in occasione della MostraL’arte nella vita del Mezzogiorno d’Italia”, tenutasi a Roma nel marzo-maggio 1953, riportata da A.L.Giannone nel suo saggio sopra citato, ritrae Cosimo Sponziello insieme a Rocco Scotellaro, Vittorio Bodini, Vittore Fiore, Nino Della Notte, Mario Palumbo, Linuccia Saba, Carlo Levi, Aldo Calò ed altri,  tutti  insieme a festeggiare nella trattoria romana “Il Re degli amici”. Di fronte a questo documento davvero unico, ci viene di pensare che oggi non esiste, e ci chiediamo perché, una foto del genere, che ritragga tutti insieme i migliori rappresentanti dell’intellighenzia, accademica ed extra accademica, salentina. Non è mai troppo tardi, comunque.


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