Don DeLillo “Cosmopolis” (romanzo, 2003) Casa editrice: Einaudi Pagine: 180
"Vai tranquilla, Kristen. Ti ho perdonata al 100%!"
Trama semiseria Cosmopolis è ambientato nel futuro. Nel futuro prossimo. Un futuro in cui Robert Pattinson e Kristen Stewart si sono lasciati per sempre. In maniera definitiva. Coraggio, Twi-hards accanite, ci penso io a consolare voi e le vostre tettine pallide perché da brave rispettabili vampirelle il sole manco sapete cos’è. RPattz e KStew si sono mollati, ma non tagliatevi le vene. Fare gli emo è una cosa passata di moda da almeno 2 barra 3 anni. Trovate un altro modo per passare il tempo. In questo futuro prossimo, Robert Pattinson non ce l’ha fatta a perdonare Kristen Stewart per i cornoni che gli ha messo. Dopo che sono uscite le foto di lei insieme a Rupert Sanders, il regista di Biancaneve e il cacciatore, l’hanno insultata tutti. Le hanno dato della zoccola, di quella che la da via in giro, però io mi sento in dovere di prendere le sue difese. Di fare l’avvocato del Diavolo. Chiamatemi pure Ghedini, please. Insomma, questa ragazza ha interpretato Biancaneve e manco s’è fatta tutti e 7 i nani e i loro minuscoli peni. S’è fatta solo il regista. E che sarà mai? Le hanno pure dato della sfasciafamiglie, perché lui è un uomo sposato e con figli (non nel senso che è sposato con i suoi stessi figli), e pure di quella che va con i vecchiardi, perché lei ha 22 anni e lui 41. Accuse arrivate dalle stesse tipe che hanno sognato a occhi aperti con tutti i (pessimi) libri della saga di Twilight in cui la bimbominkia Bella Swan si fa succhiare da e lo succhia a un vampiro che ha 150mila anni, precisiamolo. E poi Kristo, povera Kristen, dovrà pur allenarsi. Nell’ultimo (Dio grazie!) film della serie di Twilight, l’imminente Breaking Dawn Parte 2, la Stewart interpreta infatti per la prima volta la parte della succhiasangue. Quindi doveva tenersi in forma a succhiare e lì nei paraggi Pattinson non c'era e capitava giusto il povero Rupert Sanders, e così è andata…"L'importante è che elimini ogni traccia delle cornazze..."
In questo futuro prossimo, dicevamo, Robert Pattinson, dopo aver pianto come un vitellino alla 100esima visione del Titanic, ha deciso di darsi una sistemata e andare avanti con la sua vita. In Cosmopolis è diventato così un riccone di Wall Street, uno yuppie 2.0 che non dorme ancora la notte, ripensando a Kristen che fa le sporcellate insieme a Rupert Sanders, però si è risposato, con la bella bionda Sarah Gadon, e la sua giornata è piena di impegni. Il principale? Farsi fare un taglio di capelli. Ciulare in giro delle tipe varie, ma principalmente andare a farsi fare un taglio di capelli. Sui siti di gossip viene infatti spesso accusato di essere un po’ sciatto e di lavarsi i capelli una volta al mese e lui allora vuole dimostrare alle malelingue che si sbagliano. Che hanno torto. Lui è un tipo curato e deve farsi dare una sistemata al taglio. Costi quel che costi, visto che ancora si intravedono le corna spuntare. Anche se ciò significa attraversare tutta New York City sulla sua limousine bianca, la sua vera casa, mentre fuori scoppia la rivoluzione e il Presidente degli Stati Uniti (quale presidente ci sarà, in questo futuro prossimo? ancora Obama oppure Romney?) è a rischio attentato. L’economia sta collassando, anche e soprattutto a causa sua e di gente come lui, la gente è incazzata nera, il mondo è sull’orlo del baratro e a lui interessa soltanto attraversare la città per farsi aggiustare il taglio. Ce la farà il nostro eroe, oppure dovrà tenersi le corna per tutta la durata della pellicola?"Con tutti i soldi che ti sei fatto con Twilight, vieni pure a scroccarmi una siga?"
Recensione cannibale Capita spesso di vedere film che non sono all’altezza dei romanzi da cui sono tratti. Ogni tanto capita anche di assistere a trasposizioni cinematografiche più che degne. Mi vengono in mente Trainspotting, Le regole dell’attrazione o Fight Club, giusto per citare film/libri che amo particolarmente. Una cosa che capita molto di rado è invece vedere una pellicola che supera, anche piuttosto nettamente, il romanzo a cui si ispira. Cosmopolis è uno di questi rari casi.Il merito è per lo più tutto di un David Cronenberg tornato in buona forma, dopo le cazzate psicanalitiche e i ridicoli spasmi muscolari di Keira Knightley nel terrificante A Dangerous Method. Chiusa quella sfortunata parentesi si spera forever, Cronenberg leggendo il romanzo di Don DeLillo si è trovato di fronte a una storia che sembra scritta apposta per lui, in cui si fondono alcune sue ossessioni, come quella per la tecnologia o il rapporto carnale uomo/macchina, insieme a una serie di complotti misteriosi e a dialoghi nonsense. Il romanzo di Don DeLillo come romanzo non è granché riuscito. È scritto molto bene, scivola che è un piacere, ma non comunica nulla. È aria fritta. Aria fritta di pregevole fattura. Aria fritta gustosa. Eppure pur sempre aria fritta. Leggenda narra che David Cronenberg abbia scritto la sceneggiatura del film in appena 6 giorni e non si stenta a credergli. Il libro di DeLillo era bell’e che servito lì, appetitoso più per uno script cinematografico che non per una lettura a sé stante.
"Sicuri si tratti di una torta e non di un'altra sostanza?"
Il grande merito di David Cronenberg è stato quello di aver spremuto le (poche) idee presenti nel libricino, il cui pregio principale è quello di essere una lettura veloce, ottenendo un succo gustoso. Non un succo di quelli che non dimenticherai mai per il resto della tua vita, ammesso che esistano succhi di questo tipo. Però un succo gustoso. Di quelli magari non ricchissimi di vitamine, ma se non altro dissetanti. Cosmopolis è un succo che disseta chi ha voglia di cinema. A livello visivo ha una splendida fotografia e una notevole cura formale. A livello di tematiche, nell’assurdità delle parole e dei numerosi dialoghi del protagonista Robert Pattinson con una serie di svariati personaggi, Cronenberg ci sguazza alla grande e realizza il suo film più cronenberghiano dai tempi di eXistenZ. Nonsense puro che vuole trovare un senso a questa storia, anche se questa storia un senso non ce l'ha. E non è nemmeno una canzone di Vasco. Cronenberg è riuscito infatti a dare una forma compiuta e a fornire una dimensione quasi logica, per quanto sempre molto enigmatica, alla materia prima che aveva a disposizione. Ovvero al confuso romanzo di Don"Visto che roba, David? In confronto a Keira sembro uno da Oscar!"
Magia. Una di quelle magie che i grandi registi sanno fare. Ha preso dei dialoghi che su carta apparivano per lo più astrusi ed è riuscito a farne uscire qualcosa non dico di sensato al 100%, eppure in grado di rendere in maniera parecchio azzeccata la confusione del mondo in cui viviamo. Quello all’infuori della insonorizzata e anestetizzata limousine sensoriale del protagonista. Dopo quell’autentica tragedia che si era rivelato A Dangerous Method non era così scontato ci riuscisse. Invece David Cronenberg, nonostante qui voli al di sotto dei vertici dei suoi film migliori, ha realizzato un’opera viva e intrigante. Non tutto funziona alla perfezione, alcuni personaggi e alcune scene lasciano il tempo che trovano, la verbosità del romanzo è stata mantenuta in maniera eccessiva pure nella pellicola e per la conclusione Cronenberg si sarebbe anche potuto sbattere a inventare qualcosa di maggiore impatto, un crescendo finale più avvincente, anziché mantenersi troppo fedele alle parole del DeLillo. Eppure c’è del cinema, dentro questa limo. Se questo film ha un difetto, è allora quello di essere rimasto troppo ancorato al romanzo. Laddove quello risultava una bella confezione con dentro poco o niente, la visione di Cronenberg riesce ad essere una splendida confezione con dentro tutto il contenuto del libro condensato e arricchito.E Robert Pattinson? Come se la cava, l’incognita Robert Pattinson? Sono tutti bravi, a sbeffeggiarlo. Me compreso, lo ammetto. D’altra parte la sua performance nella parte del vampiro teen idol Edward Cullen è qualcosa di indifendibile. Diretto però da un autore, un grande Autore, Pattinson ha tirato fuori le palle e pure un’interpretazione di buon livello. L’inespressività sfoggiata in molte delle sue pellicole precedenti qui si rivela un’arma in suo favore. Perché è il personaggio del miliardario Eric Packer da lui intepretato a richiederlo. Un giovane bello e ricco da far schifo impassibile a tutto, quasi fosse uscito da un romanzo di Bret Easton Ellis ancor più che da uno di Don DeLillo. Un giovane uomo, un non-giovane vecchio dentro, un vampiro più vampiresco dell'inverosimile Cullen in cerca di emozioni forti. Una disperata ricerca di un qualcosa che nemmeno il (continuo) sesso riesce a placare, come capita pure ai protagonisti di Crash, pellicola cronenberghiana nient’affatto distante da questa. O come capita al Michael Fassbender di Shame.
"Aaah, questa recensione m'ha fatto godere più di un
succhia succhia che mai si consuma di Kristen Stewart."