Cosmogonia e cosmologia
7 novembre 2013 di Dino Licci
Benedetto Croce (Pescasseroli, 25 febbraio 1866 – Napoli, 20 novembre 1952) – da Wikipedia
La Storia c’insegna che ogni periodo storico ha prediletto una disciplina, un’attitudine della complessa espressione storiografica dell’umanità che Benedetto Croce chiamava Spirito (historia rerum gestarum ) mentre Hegel asseriva che essa si complica seguendo un percorso eliodromico, da oriente ad occidente, come fa il Sole nel suo moto apparente.
Insomma la Storia con la S maiuscola, la Cultura per intenderci, sarebbe sorta in estremo oriente per trasferirsi attraverso la Babilonia e l’antico Egitto nella Grecia del VI secolo prima di Cristo, per raggiungere finalmente le sponde del Tevere e quindi risalire fino ai paesi nordici, dove, sempre secondo Hegel, si sarebbe fermata. Non condivido assolutamente tale analisi anche se qualcosa di vero c’è e cioè il condizionamento che i popoli arrecano alla cultura pur rimanendone essi stessi condizionati. Per esempio, nel periodo medioevale, si bocciavano i filosofi presocratici e gli atomisti (come Leucippo e Democrito), che pure avevano intuito la struttura atomica dell’Universo con una approssimazione che è stata invalidata soltanto con la comparsa recentissima della meccanica quantistica e della relatività di Einstein.
In tale periodo “L’Ipse dixit” di Platone prima, di Aristotele poi, dominavano la scena di un mondo che viveva sotto l’egida della Chiesa e dei suoi insegnamenti dogmatici. Non c’è uomo che non si sia chiesto quale siano le sue origini remote ma, pur di non fare uno sforzo di esplorare il mondo della Scienza, ci si abbandona troppo spesso alle teorie creazionistiche attinte da una Bibbia che, soprattutto nella “Genesi”, è in palese contrasto con qualsiasi logica anche elementare. Nel VI secolo a.c. Platone parlava di un architetto che avrebbe ordinato il caos preesistente alla creazione, Aristotele di un “primum movens”, un primo motore (Dio) da cui tutto avrebbe avuto origine in una sequenza infinita di causa – effetto. Ed anche la filosofia, ben prima della Scienza, si sarebbe evoluta nel corso dei secoli, ma le ipotesi formulate erano influenzate dai tempi e i tempi venivano influenzati dalle ipotesi. San’Agostino bocciò Platone perché un architetto, un demiurgo non poteva essere considerato un creatore e bocciò persino l’esistenza del tempo perché esso non poteva esistere prima della creazione. Sorvolando sui vari periodi che hanno caratterizzato la storia dell’Umanità, soffermiamoci sul primo dei filosofi premoderni, a Kant che finalmente bocciò la veridicità delle varie teorie cosmologiche, ontogenetiche e causali, per asserire l’inconoscibilità della sfera del noumeno, cioè della metafisica.
Con l’illuminismo i filosofi francesi e i razionalisti inglesi accreditarono la matematica newtoniana per spiegare l’intera realtà, col positivismo si scelse la biologia, oggi c’è un ritorno all’irrazionale con tendenza al magico, al sovrannaturale, al mistero. Ma se ci eleviamo al di sopra della storia, al di sopra dello spazio e del tempo, dobbiamo riconoscere, accettare, ammettere che noi,pur avvicinandoci al come gli eventi avvengono non siamo idonei a spiegarci il perché essi avvengono. Semmai ci avviciniamo a capirli attraverso la Scienza e solo attraverso di essa, imprecisa ed approssimativa, ma pur sempre l’unica arma di cui disponiamo per soddisfare sia pure superficialmente le nostre infinite curiosità.
Se conosciamo la fusione nucleare che regola la vita degli astri, se siamo sempre più prossimi a capire la prestigiosa precisione degli eventi naturali che ci circondano, lo dobbiamo soltanto alla Scienza ignorare la quale, diceva Einstein, sarebbe come non bere l’unica acqua di cui disponiamo perché non ci appare abbastanza pulita. Al di fuori delle studio dei fenomeni sensibili, ogni ipotesi vale l’altra e contestare una cosmogonia biblica attraverso una cosmologia scientifica, sarebbe inutile e dispersivo, se quest’affannosa ricerca della Verità non stimolasse proprio quell’evoluzione gnoseologica e biologica, la quale ultima, a mio avviso, viene comunque influenzata dalle continue stimolazioni esterne, cui la nostra massa celebrale viene sottoposta.
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