L’ONU, la Comunità degli Stati Africani, gli USA e Sarkozy (che è amico personale del liberale Ouattara) hanno pregato Gdagbo di farsi da parte, ma lui non soltanto gli ha fatto il gesto dell’ombrello ma ha minacciato di espellere il rappresentante dell’ONU. Così, mentre i partigiani dei due campi si ammazzano per le strade, Laurent Gdagbo ha prestato giuramento con una sontuosa cerimonia piena di bandiere, medaglie, abbracci, baci e champagne mentre anche Ouattara ha giurava in forma più intima in un’altra città. Nel 2001 il buon Alassane aveva già cercato di contendere il potere a Gdagbo, ma se n’era dovuto andare in un esilio piuttosto dorato a Mougins, a 2 passi da Nizza, dov‘era diventato cliente abituale del famoso “Moulin de Mougins”, uno dei migliori ristoranti di Francia, e nel tempo libero aveva perfino fatto sposare la figlia adottiva Nathalie con un facoltoso industriale, Jean-Marc Bennani. Adesso, contando sul sostegno della comunità internazionale, sembra deciso a non lasciarsi cacciare un’altra volta.
MA PER RESTARE dovrà sconfiggere il presidente sconfitto. Nonostante i lodevoli sforzi per darsi un’apparenza democratica, sembra che da quelle parti alla fine vinca sempre chi picchia più forte. A questo punto converrebbe picchiarsi subito, almeno si risparmierebbero i soldi delle elezioni.
Dragor
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