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Costa e quell’inchino, da far sparire – Rassegna Stampa D.B.Cruise Magazine

Creato il 27 dicembre 2012 da Dreamblog @Dreamblog

Un manager in un’intercettazione ambientale dice: «La Capitaneria deve aiutarci, e dimostrare che non siamo passati così vicino»

Costa e quell’inchino, da far sparire – Rassegna Stampa D.B.Cruise Magazine«Allora adesso abbiamo chiesto alla Capitaneria di Porto, speriamo che con le buone relazioni che abbiamo, di aiutarci no?… E dimostrare che noi non siamo mai passati così vicino!.. E sono i tracciati ufficiali loro!…», dice in una registrazione ambientale un manager della Costa che in quel momento commenta le accuse che «piovono» sulla compagnia a causa di quel famoso inchino al Giglio. Ovvero quella manovra che, secondo la Procura, fu pianificata dal capitano Francesco Schettino e che la sera del 13 gennaio scorso causò la morte di 32 morti e 157 feriti. Questa registrazione è contenuta agli atti dell’inchiesta che la Procura di Grosseto ha chiuso nei confronti di otto indagati e fa parte di un’informativa dei carabinieri che si trova nel capitolo «Nuovi sviluppi investigativi».

Intercettazioni che prendono in esame alcuni presunti rapporti tra la Costa Crociere, Fincantieri, Rina (il Registro italiano navale) e Capitanerie di Porto. A finire sotto controllo è anche il telefono di Roberto Ferrarini, capo dell’unità di crisi della compagnia marittima genovese che compare nella lista dell’avviso di conclusione delle indagini arrivato a otto persone, tra personale di plancia e ufficiali della Concordia. Nessun commento da parte della compagnia marittima sulle registrazioni agli atti che racconterebbero passo passo una presunta ricerca di accordi per ottenere un verbale ispettivo documento con meno contestazioni nei confronti della Costa. Ma in quelle carte, agli atti e a disposizione delle parti, vengono analizzate anche altre situazioni. Al di là di un’intercettazione, nella quale si lamenterebbe di controlli troppo pignoli da parte di «gente della capitaneria che viene in crociera con noi, ti comporti come tutti gli altri croceristi. Erano sulla Concordia proprio», emergono anche altre circostanze.

Una viene cristallizzata nel rapporto dei carabinieri: su una nave sarebbe stata «riscontrata un’anomalia ad una “boccola” (pare dell’asse di trasmissione)». I due interlocutori «convengono che per i controlli non ci sono problemi perché, si dice nelle telefonate, «il Rina fa tutto quello che dice Fincantieri». Insomma, si spiega che «è interesse di tutti fare delle prove a mare finte». L’opzione sarebbe quella di effettuare prove più «leggere». Qualcosa del genere parrebbe essere già avvenuto — stando almeno a quello che racconta per telefono un altro funzionario della Costa che è intercettato: «Tieni presente che questo è già successo con una nave, ce la siamo presi con la… con la prescrizione di classe che non poteva superare il…. che se non sbaglio era il Concordia». Intercettazioni e non altro. Nessun eventuale riscontro alle parole dei funzionari intercettati compare infatti negli atti depositati nei giorni scorsi. Per difendere l’azienda, che in quel momento sarebbe sotto ispezione, alcuni interlocutori arrivano a paventare un tentativo di intervento sul Comandante Generale delle Capitanerie di Porto.

E anche questo nuovo particolare, evocato nei dialoghi, non trova alcun riscontro nelle carte depositate dalla magistratura di Grosseto. Nei dialoghi intercettati spuntano anche i nomi di due politici che gli interlocutori sostengono di voler chiamare per cose inerenti la Concordia: si tratta di un ex senatore del Pdl e di un attuale esponente del Pd. I carabinieri, a margine dell’intercettazione, annotano che i «due alti dirigenti intercettati fanno riferimento a pressioni di natura politica sulla vicenda Concordia». Non risulta però che siano state fatte pressioni. Sempre i carabinieri scrivono che, sostanzialmente, «la lettura dei dialoghi intercettati, quasi totalmente rivolti all’Ispezione addizionale “doc” del Comando Generale ed alle, parrebbe, connesse verifiche parte del Rina, lascia intendere chiaramente che la Compagnia di navigazione genovese sta subendo verifiche» molto rigide. Durante l’incidente probatorio l’avvocato Marco De Luca, legale della Costa, aveva detto che la compagnia «è parte offesa, senza alcuna possibile alternativa e la Costa è qui per fare una valutazione sull’accertamento della verità dei fatti». E di fatto alla compagnia il gip Valeria Montesarchio ha riconosciuto uno status giuridico ben preciso: è quello di parte lesa nell’ambito dell’inchiesta che nei giorni scorsi è stata chiusa. Foschi, presidente di Costa Crociere, aveva sempre ribadito un altro concetto: «La compagnia sottolinea che la rotta era stata impostata correttamente e che la manovra attuata dal comandante Schettino non era approvata, non era stata autorizzata dal comando, nè quest’ultimo ne era a conoscenza». Una dichiarazione pubblica, questa, che trova piena conferma nelle carte dell’inchiesta.

Fonte: Corriere Fiorentino


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