Avrei potuto scrivere un resoconto dettagliato del mio viaggio in Costa Rica..: sono partita il giorno x, sono arrivata lì, ho fatto
questo o quest’altro…ma non è così che mi sentirei di trasmettere quello che realmente mi ha lasciato questo viaggio…Per quanto piccolo sia il Costa Rica è così vario nelle sue ambientazioni che potrebbe sembrare di visitare più paesi concentrati…
sono passati oramai 10 mesi, anzi 11, ma ogni singolo momento delle tre settimane da me passate in quella magica terra è impresso vividamente nella mia memoria…mi piacerebbe raccontare partendo dai sensi, sì, i sensi: olfatto, gusto, vista, tatto, udito…
Cominciamo.
Gli odori della giungla sono in effetti indescrivibili…muschio,chiaramente, ma anche terra e foglie marce e il profumo di frutti selvatici sconosciuti, un odore dolce di legno bagnato; e poi, la meraviglia delle meraviglie…il profumo dell’Ilang Ilang nella splendida cornice del Corcovado…fiorellini piccoli, bianchi, dalla forma banale un po’ a tubicino…li vedi per terra e non ci badi anche se senti nell’aria una dolcezza impalpabile che non si capisce bene da dove arrivi…finché qualche locale gentile non ti dice” tieni, annusa” e allora comprendi che, come spesso succede, la magia sta nelle cose semplici…
Gustare un frutto sconosciuto…che ti viene regalato a seguito di un tuo sguardo curioso, da una commessa di un negozietto di Monteverde (un luogo dove non si deve essere troppo mistici per sentire l’energia girare…), e che spaccato rivela un interno gelatinoso ma fresco e dolce e profumato che sa di fiore, la Granadilla.
Affacciarsi a mattina dalla tua stanza e vedere una formazione di pellicani che ordinatamente vola su uno sfondo di un oceano azzurro a perdita d’occhio…così eleganti nelle movenze da far pensare ad un balletto russo. E il verde intenso degli alberi che d’un tratto lascia il posto ad esplosioni di colore della “Corteza amarilla” l’albero big bang (pare che gli scienziati chiamino così gli alberi che
fanno questo tipo di fioritura simultanea) che come un fuoco d’artificio ti riempie gli occhi di giallo intenso. E ancora il rosso sconcertante delle penne degli Ara…splendidi uccelli che ci hanno accolto al Corcovado.
Ma ancora e di più la trasparenza dell’aria, come mai avevo visto, sulla sommità del vulcano Irazù…
La levigatezza delle rocce vulcaniche, da anni lisciate dallo scorrere dell’acqua calda proveniente dal vulcano..o la loro aspra ruvidezza alle pendici dell’Arenal…i lisci tronchi del Ceibo su cui passare le mani…
I suoni della foresta, primo fra tutti lo strillare delle scimmie urlatrici, differente a seconda del messaggio che intendono passarsi…svariate mattine mi sono svegliata con il verso dei tucani, un suono malinconico e dolce al tempo stesso, che immediatamente, in quel momento delicato di transizione tra il sonno e la veglia, mi ricordava in che luogo meraviglioso io fossi e dunque faceva sì che mi svegliassi con un sorriso invincibile sulle labbra.
Questo e mille altre sensazioni ancora.
Alcune spero colte dalle mie immagini, altre semplicemente indescrivibili.
! Pura vida ¡
Fiammetta Papa