Stamattina mi sono svegliato pensandoti. Stavo ascoltando una canzone di Antonello Venditti, che avevamo ascoltato diverse volte assieme, in quei primi anni Ottanta relativamente felici per tutti. E forse il potere della madeleine musicale, forse gli scherzetti della memoria, mi sono messo a parlarti col pensiero. Beh insomma, oggi ho 37 anni, porto la barba, mi rado a zero e vivo lontano. Sono uno che lotta, rischia, mozzica e gioca, sai? L’avresti mai detto? Io no. Non vedo quanto vorrei papà, mamma, Amarilli. Ed è un dolore sordo e profondo, questo. Perché il tempo scorre scorre e io spesso ho la sensazione di stare facendo la scelta sbagliata. Una scelta fino a un certo punto obbligata, ma solo fino a un certo punto: per il resto ci sono solo le mie spalle, non sufficientemente larghe. Per carità: ci sono aspetti molto belli nella mia scelta. Uno per tutti: lei. Che sì, litighiamo e manco poco, ma soprattutto ci amiamo, e ci staremo al fianco, magari per sempre, chissà. Io lo spero e anche lei. Penso se ti sarebbe piaciuta. Mi rispondo di sì: ti sarebbe piaciuta molto. Molto. Saresti stato contento di vedermi felice, quando ancora eri te stesso. Sai, volevo corredare queste poche righe con una tua foto. Mi sono accorto di una cosa brutta: che non ne ho nel computer, e non ci sono nella rete. Sei però molto nitido nei ricordi. E in fondo è questo quello che importa, no? Non essere dimenticato, venire alla mente, ricevere dei pensieri, dialogare in qualche modo, forse anche solo all’interno di un’illusione cerebrale. L’unica che permette di evidenziare solo i sorrisi di un tempo che fu, e che mai più tornerà.
Sì, ti sarebbe piaciuta tanto. Come ci piaceva questa canzone qui sotto e il film da cui il video è tratto, che vedemmo insieme. Che oggi, proprio come allora, come se il tempo non fosse passato affatto, porta a tirare su col naso. Ciao.