Roma 28 ottobre 2013
Più che puoi
Se non puoi farla come vuoi, la vita,
sforzati almeno più che puoi
di non prostituirla
nei contatti eccessivi con la gente,
con i gesti eccessivi e le parole.
Non la prostituire col portarla
troppo sovente in giro, con l’esporla
ai commerci e alle pratiche
della dissennatezza quotidiana
finché diventi estranea ed importuna.
Pochi autori incarnano come il greco Costantino Kavafis la figura paradigmatica del poeta.
Appartato ai limiti dell’emarginazione, egli fu aristocraticamente alieno alle mode culturali del suo tempo ed estraneo alla contemporaneità, consapevole di scrivere sibi et paucis, per sé e per i pochi amanti della poesia, ma anche convinto di essere “un poeta del futuro”, in anticipo sui tempi.
La poesia di Kavafis, legata com’è alla sua esperienza di vita, benché la sua biografia sia priva di eventi eclatanti e o drammatici, ha un fascino occulto che tocca direttamente la fantasia e il cuore del lettore.
Un fascino cui non sono estranei la semplicità e la perfezione dello stile, l’universalità dei sentimenti espressi nei suoi versi e la religione di cui egli è stato fedele osservante e sacerdote: quella dell’amore, del bello e della poesia.
A domani
Lié Larousse