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Costi fissi e variabili: quale impatto sul bilancio

Da B2corporate @b2corporate
In questo articolo parliamo di costi fissi e costi variabili. In particolare, facciamo riferimento alla riclassificazione del bilancio d’esercizio a Margine di contribuzione.
Il ruolo del margine di contribuzione
Questo schema prevede per l'appunto, la distinzione dei costi aziendali fra costi variabili e costi fissi; dalla differenza tra ricavi e costi variabili si ottiene appunto il Margine di contribuzione, ossia il contributo per la copertura dei costi fissi. Da questo modello di riclassificazione del Conto economico è, quindi, possibile ricavare i costi fissi, quelli che non cambiano al variare del volume di vendita ed i costi variabili.
Come determinare il grado di rigidità di una struttura produttiva
I costi operativi, ossia quelli inclusi nel conteggio del risultato operativo, vengono distinti a seconda della loro variabilità in funzione al fatturato. I costi che presentano una relazione di natura diretta con il fatturato (e quindi aumentano se questo aumenta e diminuiscono se questo diminuisce) vengono indicati come costi variabili. I costi che non presentano questa caratteristica sono detti costi fissi. La distinzione è importante perché consente di verificare il grado di rigidità della struttura produttiva di un’impresa. Si deve infatti considerare che a maggiori costi fissi corrisponde una maggiore rigidità della struttura dell’impresa e una più elevata esposizione ai rischi di mercato.
La rappresentazione grafica dei costi variabili
Il comportamento dei costi variabili viene efficacemente spiegato applicando un sistema di assi cartesiani (vedi figura).
Costi fissi e variabili: quale impatto sul bilancio
Posti sulle ascisse i volumi di produzione e sulle ordinate i valori di costo, il comportamento dei costi variabili viene rappresentato con una funzione del tipo:
y = ax
Si tratta sostanzialmente di una retta che parte dall’origine degli assi.
L’inclinazione della retta (il coefficiente a) dipende dal costo variabile medio unitario (cvu), ovvero dall’ammontare dei costi variabili dei fattori produttivi diviso per la produzione espressa in numero di pezzi, in quintali, metri ecc. Avremo, quindi, un costo variabile medio per pezzo prodotto, per ogni quintale prodotto ecc..
La relazione tra costi variabili e volumi di produzione
Il cvu dipende da condizioni di prezzo praticate in regime di concorrenza o meno di mercato e da efficienza produttiva.
L’esempio e la rappresentazione grafica presuppongono, per semplicità, che i costi variabili siano proporzionali e quindi variabili nella stessa direzione e con intensità proporzionata alla variazione del volume produttivo. Quindi, il costo variabile medio unitario si mantiene costante per ogni unità di prodotto.
Nella realtà, tuttavia, il rapporto che lega l’andamento dei costi variabili ai volumi di produzione può essere anche di altro ordine. In questo senso, i costi variabili, oltre che proporzionale, possono presentare un andamento un po’ diverso e meno schematico di quello rappresentato. In funzione anche dell’attività produttiva caratteristica di ogni impresa.
Costi fissi e variabili: quale impatto sul bilancio
Che cosa sono i costi fissi
Ai costi variabili si contrappongono i costi fissi, che si mantengono sostanzialmente invariati al variare dei volumi di produzione o vendita. Esempi di costi fissi possono essere rappresentati dall’affitto dello stabilimento dove si svolge la produzione o dagli ammortamenti stanziati in ogni periodo produttivo. E ciò, in quanto producendo pochi o tanti pezzi, l’incidenza di questi costi non si modifica. 
Costi del personale: costi fissi o variabili?
Una menzione a parte va fatta sui costi del personale. Secondo un’opinione dottrinale di antico stampo, i costi del personale vengono differenziati tra costi degli addetti alla produzione, ossia costi variabili, da quelli addetti ai servizi ausiliari o di struttura, ossia costi fissi. In realtà l’indirizzo attuale tende a considerare tutti i costi del personale costi fissi, in quanto una riduzione dell’attività produttiva non eliminerebbe nemmeno parzialmente tali costi. 
La rappresentazione grafica dei costi fissi
Graficamente i costi fissi si rappresentano tracciando l’andamento di una funzione del tipo
y=a, ossia di una costante
Costi fissi e variabili: quale impatto sul bilancio
La loro incidenza media sull’unità di prodotto sarà espressa dalla seguente funzione:
y=a/x
La relazione  tra costi fissi e volumi di produzione
I costi fissi, cioè, incidono sull’unità di prodotto in misura sempre minore man mano che la produzione cresce.
Si veda in proposito la figura che segue.
Costi fissi e variabili: quale impatto sul bilancio
L’impostazione enunciata merita comunque, alcune precisazioni. I costi fissi, infatti, sono tipicamente costi legati alla struttura aziendale e alla conseguente capacità produttiva dell’impresa. Tali costi, pertanto, restano fissi  finché le variazioni dei volumi di attività si mantengono entro la capacità produttiva massima della struttura.
Costi fissi e variabili: quale impatto sul bilancio
Prendendo ad esempio il costo di affitto dello stabilimento le cui dimensioni siano funzionali ad una certa capacità produttiva massima. Volendo raddoppiare tale capacità, si dovrà probabilmente affittare un altro stabilimento. In questo caso il volume dei costi fissi varierà di conseguenza: non più un canone di affitto, ma due. Graficamente, l’andamento dei costi fissi in relazione al variare dei livelli di capacità produttiva è espresso dalla figura seguente.
Costi fissi e variabili: quale impatto sul bilancio
Perchè è importante distinguere i costi fissi dai i costi variabili
La distinzione fra costi variabili e fissi risulta utile come supporto ai processi decisionali e nelle analisi riguardanti la redditività aziendale. La distinzione risulta essenziale se si vuole individuare il volume di produzione e vendita critico, ossia quello al di sotto del quale l’impresa è in perdita e al di sopra del quale produce un utile.

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