Non si arresta il calo della produzione nel settore delle costruzioni che, anche nel primo bimestre del 2013 registra un calo del -6,3% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. A sancire l’ennesima emorragia di capacità produttiva del mercato è l’indice ISTAT della produzione nelle costruzioni, analizzata dalla Direzione Affari Economici e Centro Studi dell’ANCE.
A febbraio 2013 una flessione modesta, ma è solo apparenza
Scorporando il dato relativo al bimestre, e verificando solo il valore della produzione del mese di febbraio 2013, la flessione è di “appena” l’1,1% rispetto allo stesso mese del 2012. Questa apparente frenata rispetto ai valori disastrosi dei mesi precedenti (-11,3% a gennaio 2013 e -15,6% a dicembre 2012), spiegano gli analisti dei costruttori, deriva da un confronto con un valore di febbraio 2012 fortemente negativo, anche a causa di condizioni metereologiche particolarmente avverse.
Il mese di febbraio dello scorso aveva, infatti, registrato un crollo tendenziale della produzione del 24,8% evidenziando la flessione più forte mai registrata dall’inizio della crisi.
A conti fatti, quindi, nulla cambia è la situazione di crisi in cui versa il settore delle costruzioni non mostra significativi segnali di miglioramento. Anzi, per essere più chiari, non mostra affatto segnali di miglioramento!
Pertanto, il quadro per il settore delle costruzioni continua a rimanere negativo e nei primi due mesi dell’anno in corso l’indice della produzione registra una diminuzione del 6,3% nel confronto con il primo bimestre del 2012.
E se le costruzioni vanno male, il consumo di cemento va peggio
“A conferma della situazione di crisi settoriale”, prosegue la nota del Centro Studi dell’ANCE, “vi sono poi i risultati molto negativi registrati dai consumi di cemento che, dopo un 2012 in caduta del 22,6% su base annua, evidenziano un ulteriore calo nel primo bimestre dell’anno in corso (-8,2% rispetto al periodo gennaio-febbraio 2011)”.
Il dato non fa che confermare un quadro nero per i produttori, certificato anche dalla recente decisione del Gruppo Italcementi di ridurre il numero degli stabilimenti presenti in Italia dagli attuali 17 a 8.
L’annuncio è stato dato mercoledì scorso dal DG Giovanni Ferrario durante l’assemblea degli azionisti.
di Mauro Ferrarini