il fiore di Aldo.
Perche i communi costumi da i propri molto sono differenti, s’alcuno non havra apparato questo, egli da quelli sara ingannato. I communi costumi adunque sono questi, amare e honorare i Dei, perche niuna gente è senza Dei, come ne anche senza Re e Magistrato, ma non tutti honorano gli stessi Dei: nondimeno tutti ad un fine medesimo si rapportano, nodrire i figliuoli, essere dalle donne e dalla loro conversatione legati, vegghiare di giorno, dormire la notte, usare cibi, posarsi dopo la fatica, starsi nell’ombra, e non al scoperto. Questi adunque sono i communi costumi. Ma i propri anchora, costumi de genti chiamiamo. Appresso Thraci i nobili figliuoli battuti con verghe sono signati, appresso a geti, i servi, de quali questi habitano in Settentrione, quelli a mezo giorno. I mosini nella provincia di ponto publicamente usano con le donne come i cani, cosa di vituperio, e fuori d’honesta appo l’altre nationi. Tutti mangiano pesci, fuori che alcuni Siri, iquali honorano Astarte. Quelli di Egitto soli adorano e honorano ogni sorte di animali e ucelli, come imagini delli Dei. In Italia ho conosciuto un costume legittimo e antico, elli non amazzano gli avvoltoi, e che gli insidia sono tenuti impi. In Ionica gli Efesi di sua voglia combattono co tori, et in Athene cerca i spettacoli in Eleusina i gioveni Atheniesi ogni anno, e in Larissa citta di Thesaglia i piu nobili de gli habitanti, fanno il medesimo, laqual cosa nell’altre parti del mondo i dannati a morte sogliono fare. Et nella medesima forma anchora di tutti gli altri costumi debbesi fare distintione, s’alcuna cosa appresso alcuni solamente è osservata. Per cio che i costumi famigliari di cose buone sono segni, e gli estranei, di cattive, fuori che se l’avenimento, dalle presenti cose alcuna ne mutasse altramente. (meditazione su: De i costumi. Dell’interpretatione de’ sogni di Artemidoro).
C O R V I
Come a un cane
lisciano il tuo capo
che penzola dalla forca.
I corvi oscurano il cielo
nell’attesa di mangiare
le tue già putride carni.
Volando sulla terra
sbattono la testa nelle nubi
rimanendo agganciati lassù
e si stirano al caldo del sole.
Fuggiamo da questo incubo
che cerca se stesso
penetrando nel nostro io.
Morte: vivi ancora!
Vita: muori ancora!
Drappi neri volteggiano.
Preannunciano la notte
i raggi di un sole
che fugge dal cuore
deluso e sanguinante.
-Renzo Mazzetti-
Enrico Berlinguer parla ai giovani,1953.
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