Rifinanziamento delle Missioni militari internazionali. Subito una norma che disciplini i conflitti di interessi
Roma, 26 febbraio 2014 – Il Senato ha discusso oggi (Mercoledì) il decreto sul rifinanziamento delle Missioni militari internazionali, su cui si voterà domani mattina (Giovedì). Il senatore Roberto Cotti (M5S) ha denunciato in aula intrecci di interessi economici come i veri motivi della partecipazione italiana alle missioni.
“L’Italia è tra i paesi al mondo più impegnati in missioni militari all’estero come numero di paesi in cui siamo presenti - ha detto Cotti – e le nostre forze armate sono presenti nei seguenti ambiti geografici: Bosnia Erzegovina, Albania, Kosovo, Cipro, mar Mediterraneo, Afghanistan, Emirati Arabi Uniti, Bahrein, Qatar, Tampa, Libano, Israele (Hebron), Rafah, Palestina, Georgia, Gibuti, Libia, Oceano indiano, Somalia, Niger, Mali, in alcuni di questi paesi (ad esempio la Libia), sono presenti contemporaneamente più missioni.
Perché tutto questo dispiegamento di forze? Per il senatore Cotti, intervenuto in aula contro il decreto del governo, i motivi sono tutt’altro che umanitari e risiedono in interessi politici/economici che coinvolgono la nostra industria di armamenti e mezzi militari, di cui si fa grande uso. I vertici militari, poi, secondo il parlamentare cinquestelle, sarebbero in chiaro conflitto di interessi per il passaggio di generali in pensione al ruolo di componenti dei consigli di amministrazione di società che producono armi e mezzi militari. Inoltre – ha concluso Cotti – anche i paesi che ospitano le missioni hanno spesso interesse a lasciare ad eserciti stranieri il compito oneroso di sorvegliare i propri confini e difendere il proprio ordine pubblico, solo per non disturbare la regia di questi inconfessabili interessi politici ed economici. “Occorre – ha detto Cotti – una norma che ponga fine a questo scandalo.
Tra le missioni in cui siamo impegnati la più nota è quella dell’Afghanistan, che in teoria dovrebbe terminare alla fine di quest’anno. Ebbene, si tratta di una finzione, visto che è già pronta la successiva missione che ha già un nome: “Resolute Support”, che prevede già la suddivisione delle zone di pertinenza tra le nazioni che vi parteciperanno: all’Italia rimarrebbe la stessa area dove le nostre forze armate sono impegnate tuttora. Anche se non sono ancora stati firmati gli accordi appare evidente che se alla fine del 1014 ci sarà un ritiro, si tratterà di un finto ritiro, tanto per placare l’opinione pubblica.
“Un finto ritiro – ha concluso Cotti – per proseguire l’insensata presenza in una guerra che è costata già 54 morti italiani e, nel solo 2013, oltre un centinaio di vittime civili.
Comunicato stampa Cotti