Magazine Cinema
dai piedi del Monte Bianco il resoconto del Courmayeur Noir Festival 2011 dal nostro (congelato) inviato Fabrizio Luperto.
La giuria internazionale per il cinema, del Courmayeur Noir Fest 2011 composta da Lawrence Block (presidente, Stati Uniti), Carolina Crescentini (attrice, Italia), François Guérif (editore, Francia), Vinicio Marchioni (attore, Italia) e Antonello Grimaldi (regista, Italia), ha attribuito i seguenti premi:
LEONE NERO PER IL MIGLIOR FILM
Hodejegerne - Headhunters di Morten Tyldum (Norvegia, Danimarca, Germania)
PREMIO PER LA MIGLIORE INTERPRETAZIONE
Jean-Pierre Darroussin in De Bon Matin - Early One Morning di Jean-Marc Moutout (Francia, Belgio)
PREMIO SPECIALE DELLA GIURIA
Hashoter - Policeman di Nadav Lapid (Israele)
RECENSIONI
Hodejegerne - Headhunters (miglior film) di Morten Tyldum
Roger è il cacciatore di teste più famoso e ben pagato di Norvegia.
All'apparenza ha tutto ciò che potrebbe desiderare.
Vive in una casa lussuosa, è sposato con la stupenda gallerista Diana, che ricopre di costosissimi regali.
In realtà conduce un tenore di vita che non potrebbe permettersi e per questo motivo ruba e contrabbanda opere d'arte.
Durante un vernissage, la moglie Diana presenta al marito un alto dirigente di una multinazionale dell'elettronica, tale Clas Greve, che si scopre essere possessore di un prezioso quadro.
Con il pretesto di offrigli un lavoro, Roger avvicina Clas, scopre dettagli importanti della sua vita e organizza il furto.
Ma niente è come sembra e quando Roger entrerà nella casa di Clas per rubare il prezioso dipinto scoprirà qualcosa di inaspettato che cambierà la sua vita.
Il vincitore del Leone Nero 2011 è un film che lascia senza fiato per tutti i 100 minuti della durata.
Un classico film di genere che però lascia spazio anche a sprazzi di comicità (voluta).
La trama è interessante e ben scritta, gli interpreti convincenti e contribuiscono con la loro interpretazione a tenere alta la suspence.
L'ambientazione nord europea, siamo nella gelida Norvegia, con i suoi laghi e i boschi infiniti conferisce al tutto un ulteriore apprezzabilissima atmosfera misteriosa.
Sia chiaro, niente di nuovissimo (altrimenti non sarebbe un film di genere) una lotta cacciatore-preda dove chi perde muore, ma con una prima parte avvincente e ben orchestrata che stuzzica la curiosità dello spettatore.
Unico neo, un finale poco credibile, non nel risultato ma nella messa in atto, alquanto complicata e realizzata a tempo di record.
Adattamento del romanzo omonimo di Jo Nesbo.
Secondo quanto annunciato durante la cerimonia di premiazione, dovrebbe essere distribuito in Italia dalla
Mediterranea Productions.
Previsione personale: Un belloccio, una diva hollywoodiana, un paio di botti, un'ambientazione metropolitana e Hodejegerme sarà uno dei prossimi remake americani.
De Bon Matin - Early One Morning (miglior interpretazione) di Jean-Marc Moutout
Come tutte le mattine Paul, cinquantenne funzionario di banca, si reca sul suo posto di lavoro presso la Banca Internazionale del Commercio e della Finanza.
Una volta entrato in banca estrae una pistola e uccide due suoi superiori.
In attesa che arrivi la polizia, Paul ripercorre gli eventi che lo hanno spinto ad uccidere.
Iniziamo subito col dire che il protagonista di questo film, vincitore del premio come miglior interprete è Jean-Pierre Darroussin, ovvero l'interprete del famigerato commissario Monet in Miracolo a Le Havre di Aki Kaurismaki, in questi giorni sugli schermi italiani.
De Bon Matin è un film che gioca tutte le sue carte sul tempo sospeso, ovvero il lasso di tempo che intercorre tra l'omicidio e l'arrivo della polizia.
Tempo che il protagonista utilizza per mettere insieme frammenti della sua esistenza, che porteranno lo spettatore a capire il perchè di tanta violenza.
Scopriremo pian piano che vita famigliare conduce il protagonista, chi è veramente, cosa è successo sul posto di lavoro, i rapporti con colleghi e superiori.
Noir di buona fattura, come nella miglior tradizione francese, forse troppo lento nella parte centrale, ma che ha il merito di evidenziare paure e stati d'animo degli individui in questo preciso momento storico, segnato dalla grande crisi economica.
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Le proiezioni pomeridiane del festival erano dedicate alla sezione Mini Noir, film rivolti ad un pubblico giovane.
Tra i titoli più importanti spiccavano Arthur e la guerra dei due mondi di Luc Besson (uscita italiana 23 dicembre) e L'incredibile storia di Winter il delfino di Charles Martin Smith.
Le proiezioni hanno avuto un discreto successo, con buona partecipazione di giovani e scolaresche.
Queste proiezioni, per ovvii motivi anagrafici, non sono state frequentate dal sottoscritto, che dedicava le ore pomeridiane alla sezione letteratura o alla auto-somministrazione di bevande calde o dall'elevato tasso alcolico per sopperire alla temperatura rigida.
Venerdi 9 dicembre, nell'attesa dell'incontro con lo scrittore Antonio Scurati che avrebbe commentato la sua ultima fatica letteraria, La Seconda Mezzanotte, venivo irresistibilmente attratto dal mini noir in programma nel primo pomeriggio.
Il film in questione era LA VILLA DI LATO (IL FILM) diretto e interpretato dall'abruzzese Maccio Capatonda, nome d'arte di Marcello Macchia, che in passato ha realizzato dei trailer surreali per i programmi televisivi della Gialappa's.
Nella villa-hotel "quasi" maledetta gestita dalla famiglia Di Lato, i defunti non risorgono e le maledizioni non avvengono.
Questo perché la villa, per errore dell'architetto, è stata costruita "di lato" e non sopra al vecchio cimitero bulgaro-indiano che avrebbe garantito un tasso di maledizione più elevato.
LA VILLA DI LATO (IL FILM) è forse una delle più belle sorprese di questo festival.
Una produzione poco più che artigianale, con un' unica location, nata come web series che conduce a 60 minuti di risate frutto di trovate esilaranti e idee geniali, con Capatonda mattatore assoluto circondato da comprimari ben assortiti.
Unico appunto, cosa ci faceva nella sezione dedicata ai bambinanti?
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